La formazione della Sardegna
La Sardegna è una terra molto antica tra le più vecchie d’Europa, il suo sollevamento risale infatti all’era primaria.
Il Sulcis-Iglesiente si sollevò durante la fase più antica dell’orogenesi, circa 500 milioni di anni or sono nel periodo chiamato Cambrico. Nel Devoniano, 400 milioni di anni fa, emerse il Gerrei, mentre nel Carbonifero l’isola era più grande di quella attuale ed in parte scomparve nel Triassico. Nel Cretaceo riemersero le montagne del nuorese; nell’Eocene si sollevò la Nurra. Nell’Oligocene, venti milioni di anni fa, il massiccio Sardo-Corso si staccò dal continente e iniziò il suo viaggio verso Est per giungere al centro del Mediterraneo, dove si trova oggi. Le mutazioni che interessarono l’Isola facevano parte del movimento più generale che sconvolse l’assetto delle terre emerse allora riunite in un unico continente chiamato Pangea.
200 milioni di anni or sono i continenti iniziarono a spostarsi, alcuni allontanandosi, altri urtandosi, la causa di questi movimenti è da attribuire alle fratture della crosta terrestre che spingono le terre come se fossero zattere. Il movimento è lentissimo, si pensa nell’ordine di 3-5 cm. all’anno.
Questo principio è chiamato “deriva dei continenti” e la sua prima formulazione la si deve ad uno studioso, lo Wegener, che consultando un atlante notò come le coste dell’Africa combaciassero con quelle dell’America meridionale, desumendo che una volta le due terre dovevano essere unite.
Wegener non chiarì quali forze potessero provocare tale fenomeno, per cui gli ambienti scientifici accolsero le sue teorie con molte riserve.
Successivamente dei fossili di dinosauro della stessa specie, risalenti a 200 milioni di anni, furono ritrovati sia in America meridionale sia in Africa confermando la tesi di Wegener.
Anche l’esame su delle rocce prelevate dalle coste dei due continenti diede risultato identico, confermando l’antica unione delle due terre.
Sotto il profilo geologico la Sardegna è formata da una base granitica, roccia effusiva intrusiva, sulla quale poggia il calcare, roccia sedimentaria organogena, formata essenzialmente dai gusci di primordiali esseri che popolavano i mari.
Morendo, questi animali, cadevano sul fondo marino, creando cumuli di gusci che raggiungevano centinaia di metri di altezza. Grandi movimenti, dovuti allo scontro delle zolle, innalzarono questa massa organica che diventò predominante in Sardegna.
Il calcare è una roccia solubile nell’acqua e viene scavata facilmente, nel corso di millenni, dai fiumi. Così nascono le grotte e così sono nate le più note cavità sarde: la grotta de “Is Zuddas” a Santadi, “Su Mannau” a Fluminimaggiore, “Ispinigoli” a Dorgali, tanto per citarne alcune.
I monti sardi non sono molto elevati (1.834 m. “Punta La Marmora”), ciò a causa della loro vetustà che ha permesso alle forze esogene (vento, pioggia, acqua) di livellarli durante i millenni.
Le Giare, presenti in Sardegna, sono invece delle antiche montagne, di origine vulcanica, formate da rocce basaltiche, erose dagli agenti atmosferici e trasformate in tavolati; ricordiamo tra le altre, la Giara di Gesturi, di Serri e di Tuili.
Nell’isola sono presenti anche due antichissimi vulcani spenti, Monte Arci e Monte Ferru, residuo di una notevole attività sismica che plasmò la Sardegna. A causa del sollevamento orogenetico alpino, nell’era terziaria, si formò la fossa del Campidano che divise l’isola in due blocchi, colmata nel quaternario dai detriti trasportati dai fiumi e dal vento.
Oggi la Sardegna è situata al centro del Mediterraneo, dista dalle coste africane 180 Km circa, dalle coste della penisola italiana Km 220 (Olbia-Civitavecchia) e Km 350 dalla penisola iberica.
Con i suoi 24.090 Km2 è la seconda isola del Mediterraneo, ha uno sviluppo costiero di 1.842 Km.
Il clima mediterraneo, con estati lunghe e calde ed inverni miti e brevi, fa’ della Sardegna una terra godibile tutto l’anno. Il maestrale (minstral) che soffia dalle bocche del Rodano (Nord-Ovest) è predominante, portando frescura in estate e pioggia (nella zona Nord) d’inverno.
La scarsità di piogge e la mancanza di fiumi con portata d’acqua costante, creano il dramma della siccità che rischia di diventare endemico, nonostante la costruzione di nuovi invasi non ancora a regime, il problema è lungi dall’essere risolto. La densità demografica della Sardegna è di 68 abitanti per Km2 per una popolazione totale di 1.637.700 unità.
La flora sarda, data la modesta altezza dei rilievi, rientra nella tipica vegetazione mediterranea delle sempreverdi. I boschi una volta numerosi, sono relegati nelle zone più elevate e ogni estate sono minacciati dalla piaga degli incendi. La macchia domina il territorio isolano, con il corbezzolo, l’erica arborea, il lentisco, il mirto ed il cisto.
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