La chiesa di San Gavino Martire è giunta a noi pesantemente modificata rispetto al suo originale impianto strutturale gotico, che risale probabilmente al XIV secolo. La chiesa era stata costruita su un piccolo colle di terra alluvionale (Nurazzeddu, situato nella periferia del paese), essendo parrocchia del villaggio di San Gavino fino al 1580 e cappella cimiteriale fino al 1921. L'edificio oggi si trova all’interno del convento del Sacro Cuore. La costruzione della Chiesa avvenne per volere dei giudici di Arborea a partire dal 1347, come riporta un’iscrizione in sardo medievale trovata all’interno della chiesa, grazie alla quale siamo inoltre a conoscenza dei committenti che parteciparono alla consacrazione della stessa. In una parete del presbiterio si trova il concio che reca incisa la data 1347, mentre di fronte si trova dipinta la data 1388, iscrizione tracciata su un sottile strato di intonaco: si può individuare fra le due date il lasso di tempo in cui è stata edificata la chiesa. La facciata della chiesa ha un impianto quadrangolare e si presenta molto semplice nonostante le sobrie modanature che adornano il portale e la cornice che ne corona la parte superiore. Di poco sul filo orizzontale della facciata s'innalza la bifora del campaniletto a vela. La chiesa ha una struttura a pianta rettangolare, costituita da un’unica navata, ricordando le chiese francescane che iniziarono ad essere edificate nell'isola intorno al 1200. Le pareti sono intonacate, mentre la volta, originariamente lignea, è in muratura. L’unica parte della struttura trecentesca ad essersi salvata è l’abside, in pietra calcarea e vulcanica, a pianta quadrata e con una monofora ad arco acuto ornata di capitelli a piccole foglie, in origine una bifora. Le volte a crociera costolonate dell’abside sono rette da quattro mensole scolpite con figure antropomorfe, i cui particolari contribuiscono a conferire loro dignità regale e che rappresentano i sovrani della casata arborense: i giudici Mariano IV e Ugone III de Bas-Serra, Eleonora d’Arborea (figlia di Mariano IV) ed il marito Brancaleone Doria. Innumerevoli i restauri e le integrazioni successive, come per esempio il campanile a vela che è stato dotato di una campana nel 1434, l'altare in legno che va a sostituire quello precedente realizzato in marmo e il pavimento che è coperto da lastre quadrate, riposte appunto successivamente. Gestore: diocesi Ales - Terralba. Apertura: feste comandate.