San Simone è un antichissimo villaggio disabitato situato tra Gergei, Mandas, Villanovafranca e Gesico, che appartiene da tempo immemore agli escolchesi, che qui hanno i terreni più fertili.
Da sempre il villaggio di San Simone è attorniato a perdita d'occhio solo da distese di grano: in primavera un mare compatto di velluto verde, in giugno un trionfo di messi dorate.
Tale villaggio sorge in una zona "Nuraxi", che come il nome suggerisce, è ricca di resti nuragici. Ci sono una trentina di lolle, alcune antichissime, ed una chiesa. Tutte le lolle più antiche, così come la chiesa, sorgono su fondamenta di nuraghi. Fino agli anni settanta c'erano anche delle tombe dei giganti, trafugate negli anni . Intorno al villaggio, in molti terreni si notano cumuli di pietre e resti di nuraghi complessi.
Questo villaggio fu abbandonato a causa di una pestilenza alla fine del 1300.
Il possesso della zona di San Simone e del suo villaggio ha origini incerte, ma la leggenda narra che il borgo era anticamente abitato dai Mori e che una grave epidemia di peste decimò la popolazione; i superstiti chiesero aiuto ed asilo ai villaggi vicini però nessuno volle accoglierli: solo Escolca diede loro ospitalità e così gli antichi abitanti di San Simone donarono i loro terreni in segno di riconoscenza agli escolchesi.
La tradizione continua narrando che vi fu una certa opposizione alla donazione da parte degli abitanti di Mandas, i quali sostennero che le terre di San Simone erano molto più vicine al loro territorio, e che quindi gli appartenevano di diritto: i due villaggi si accordarono allora per una prova risolutrice della controversia, aggiogando due buoi (uno per ogni borgo) ad un carro con la statua di San Simone e stabilendo che il territorio sarebbe appartenuto al villaggio nel quale si fosse recato spontaneamente il giogo; fu così che Mandas accettò la perdita dei territori reclamati, chiedendo però che ogni anno durante i festeggiamenti in onore del Santo la statua fosse portata in processione dal borgo di San Simone al paese di Escolca passando anche per Mandas, una tradizione rispettata ancora oggi.
Ogni anno, ora mai da secoli, gli escolchesi la settimana successiva alla Pentecoste, fanno rivivere il villaggio per due giorni attraverso una festa che qui sì svolge.
L'intera popolazione a piedi in processione, o sopra dei carri (ora sostituiti dai trattori addobbati con lenzuola bianche e con molti fiori) percorre, passando da Gergei, il tragitto che divide il paese dal villaggio, dietro ad un giuogo di boi che porta la statua del santo. Dopo 2 ore dalla partenza si arriva al villaggio di San Simone dove si fa festa e si balla in piazza.
Arrivati al villaggio, dopo i primi balli sardi in piazza, ogni famiglia si riunisce nella propria lolla con gli ospiti invitati e consuma la cena, cui segue il giro delle lolle, in cui ogni famiglia offre dolci, vini e liquori "autoctoni". la notte prosegue con balli fino all'alba.
La mattina seguente c'è la messa nella chiesetta in loco, seguita dalla processione per la benedizione dei campi, cui segue il pranzo nelle lolle.
Nel pomeriggio, la popolazione lascia San Simone per ritornare ad Escolca in processione dietro ai buoi, passando questa volta per Mandas (dove ci si ferma per festeggiare con i mandaresi, con balli sardi ), per poi fermansi un'ultima volta al bivio di Serri per la merenda, prima della discesa finale in paese (negli ultimi anni, si percorre l’ultimo tratto con delle fiaccole, dando vita ad uno spettacolo unico).
E' una festa molto sentita dagli escolchesi, e per il clima presente unica nel suo genere!