Chi percorre la Strada Statale 597 non può ignorare il suggestivo picco del Monte Acuto sul quale nel medioevo fu costruito l’omonimo castello, di cui poco oggi rimane. La zona merita l’attenzione dei visitatori non solo per l’importanza archeologica e storica ma anche per il fascino naturalistico. Per raggiungerla dal paese si segue la via Pietro Casu, si prosegue sulla strada che porta al lago Coghinas e poi si prende il bivio per Fioridas; dopo circa 1 km, a destra, si percorre a piedi un breve sentiero sino ad una tanca dominata da un grosso masso granitico denominato Sa Pedra Iscritta, “la pietra scritta” perché presenta 36 strane forme geometriche che sono state oggetto di studio.
Gli esperti pensano che la roccia fosse utilizzata in periodo nuragico per cerimonie religiose perché negli incavi sono stati trovati frammenti di un’anfora votiva e a pochi metri esiste un pozzo (forse un pozzo sacro) ricoperto da un grosso cespuglio nel quale sono stati trovati cocci probabilmente nuragici. Secondo un’altra ipotesi potrebbe essere una carta topografica dove i segni geometrici rappresenterebbero i limiti tra le proprietà. Nella stessa area sono presenti tafoni, piccole grotte naturali, un pavimento in pietra, s’impedradu destinato a s’alzola, l’aia utilizzata per la trebbiatura del grano e dell’orzo: tutti segni della presenza umana sin dall’antico passato.
Lungo il percorso verso i ruderi del castello si erge un maestoso dolmen e a breve distanza un menhir. Tutto intorno macchie di rovo, corbezzolo e lentisco si alternano a rocce granitiche formando una fitta volta verde dove la luce non penetra che a sprazzi lasciando intravedere i resti delle cinte murarie del castello che si spingono fino alla cima del colle. Il luogo, aspro ma bellissimo, si erge sulla pianura bagnata dal fiume Silvani e abbraccia un ampio territorio che prende il suo nome: il Monte Acuto.
Della fortificazione, un tempo sicuramente imponente, oggi rimane pochissimo: una cisterna all’interno della quale si legge ancora “Año 1635”, data riferita alla dominazione spagnola, e tracce di altri ambienti. Il castello fu edificato probabilmente nel secolo XI su fortificazioni precedenti preistoriche, romane e del primo periodo medioevale; fu utilizzato dai giudici di Torres come difesa del territorio nei confronti del confinante giudicato di Gallura e per il controllo dei transiti di uomini e merci nella sottostante pianura. A partire dalla seconda metà del XIII secolo fece parte dei possedimenti pisani, genovesi, arborensi, catalani. Fu residenza, seppur breve, della giudicessa Adelasia di Torres, di esponenti della nobiltà logudorese e di ecclesiastici. Fu abbandonato, come altre fortezze, quando la Sardegna fu pacificata e unificata sotto la dominazione catalana.