Sulla pendice sud-est della breve catena del Montiferru, al margine della strada - fino a pochi anni or sono malamente carreggiabile - che congiunge il comune di Santu Lussurgiu a quello di Macomer, a m. 689 sul livello del mare, si adagiava in dolce declivio, fin da tempi remoti, di cui non possimo indicare il limite estremo, la villa di Sette fontane, indicata nei più antichi documenti come località Ad Septem fontes, durante la dominazione spagnola Siete fuentes, e, dal secolo XVIII, sette fontane, o più comunemente San Leonardo.
Pur non potendo stabilire le origini, sappiamo che la piccola villa fu centro costantemente abitato, come meglio vedremo, fin dal 1500, con vita autonoma ed una grande notorietà, sebbene nascosta - vorremo dire incastonata - in una distesa interminabile di boschi fittissimi, che scendeva fin quasi all'inizio del Campidano oristanese, interrotta soltanto dalle radure, dove sorgevano altri centri abitati, piuttosto distanti l'uno dall'altro in tutta la regione del Montiferru.
Chi volesse formarsi un'idea della villa di Sette Fontane, qual dovette essere nell'epoca alla quale possiamo risalire con le nostre indagini, che arrivano, con qualche incertezza, non oltre la metà del 1200, si troverebbe oggi molto disorientato. La località è sempre amena, ricca di ombre e sorgenti abbondantissime d'acqua salutare, che pur non essendo più sette come un tempo, dopo la captazione di alcune per l'acquedotto di Santulussurgiu, costituiscono ancora un punto di attrazione e di ristoro, che non è facile trovare nei centri di villeggiatura più rinomati.
Vi accorrono, vi si fermano, e vi ritornano volentieri, escursionisti provenienti , non solo da tutta la Sardegna, ma anche dal Continente, che restano ammirati, sopra tutto, dalle bellezze naturali e dalla vita campagnola che da essa prende tono, pur non mancando le comodità suggerite dalle moderne esigenze e dal turismo che si aggiorna.
Le case si aggruppano nelle vicinanze dell'antica, caratteristica chiesa, che merita particolare menzione, e si allineano poco lontane, prospettando su vasti spiazzati e su larghi viali. Hanno tutte un aspetto lindo, diremo quasi pretenzioso, e sono, di fatto, sufficientemente adeguate alle modeste esigenze di chi ama sopra tutto, la pace, e vuol rinfrancare corpo e spirito, respirando aria di mezza montagna.
Diverse costruzioni si distaccano dalle linee, ed hanno l'aria di villini in tono minore, sebbene ostentino , come unico ornamento, qualche cespo di rose, tra il fogliame delle piante, che sono la caratteristica del luogo, dove hanno acquistato diritto di predominio diversi olmi giganteschi, ai quali la fantasia popolare vorrebbe dare qualche secolo di vita, mentre in verità, contano poco più di cento anni. L'edilizia, da qualche anno, è in continuo aumento, e molti sono i progetti per la costruzione di edifici privati e pubblici, che presto verranno attuati, questi ultimi a scopo, sopra tutto terapeutico. Il primato fra le nuove costruzioni è già stato raggiunto, col sorgere dell'elegante e comodo albergo turistico, che aggiunge, senza dare contrasti, un tono di modernità all'incantevole paesaggio naturale, che si impone per la selvatichezza,quasi rude, che lo distingue.
A pochi metri dal nuovo albergo scorre il rivo cristallino che raccoglie le acque delle famose sette fonti, aggiungendo alla bellezza qualche non disprezzabile utilità. Tutto fa prevedere che le numerose camere disponibili saranno presto insufficienti; ma le aree non difettano....... Sette Fontane oggi è così, e dobbiamo convenire che si presenta bene: ma, se qualcuno dei suoi antichi abitanti si risvegliasse, soltanto osservando con attenzione la chiesa di S. Leonardo, potrebbe avere la certezza di trovarsi proprio nel luogo dove un tempo era la sua casa. Tutto è mutato radicalmente mutato, fino alla cancellazione di ogni vestigio del passato, salvo l'unico punto di riferimento accennato, la chiesa, ed un punto di relativo controllo, le sorgenti, che mormorano perennemente il nome della villa distrutta. Il fitto bosco, che nascondeva la carreggiabile per Macomer, e si allargava fino a congiungersi con le altre fitte boscaglie della regione, per cui tutto il Montiferro poteva dirsi unica selva, è scomparso, come quasi dappertutto in Sardegna.
Poiché dovremo ritornare sull'argomento, basti dire, per ora, che dove sorgono le costruzioni già descritte, le antiche piante silvestri sono sostitute dagli olmi e dalle acacie. Nei dintorni restano ancora scarse reliquie di querce isolate, o in piccoli gruppi, che andranno anch'esse, man mano, scomparendo, senza che nessuna legge valga ad impedirlo, per alimentare focolari e fornelli.
Il paesaggio non può, pertanto , non essere diverso da quel che dovette presentarsi una volta, nella sua larga cornice boschiva; ma ciò è poco, in confronto al mutamento radicale, catastrofico, del terreno ove sorgeva Sette Fontane. Degli antichi fabbricati non esiste più traccia: le abitazioni private, più o meno modeste, i due monasteri dell'Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, e il grande ospedale sono soltanto un vago ricordo. Le rovine di quel che fu Sette Fontane, o, per essere più precisi, le fondazioni di tutti gli edifici che costituivano ab antiquo la villa, coi tratti di muro residuati su di esse dopo il crollo, sono interamente coperti da strati di terra, il cui spessore varia in tutto il perimetro, da un minimo di 40-50 cm. Ad un massimo che a nostro giudizio, raggiunge, se non supera, m. 1,50. Le prove? - Chi volesse prendersi la briga di osservare la parte retrostante della prima casa a sinistra del viale degli olmi giganteschi, potrà facilmente constatare che il muro opposto alla facciata è costruito sullo zoccolo ben sagomato di un antico edificio, zoccolo ora coperto quasi interamente, che doveva elevarsi a non meno di 80 cm. Dalle fondazioni dell'edificio stesso, fabbricato, come non sarà difficile rilevare, con conci squadrati di trachite, e con lo stesso sistema usato per la chiesa.
Data la robustezza e la cura con cui detto zoccolo,è costruito, è ovvio ritenere che esso servisse da base ad un edificio importante, o, quanto meno, architettonicamente ben fatto. Siamo sulle tracce dell'Ospedale già menzionato? - Senza uno scavo razionale, non si potrà mai sapere né l'estensione, né l'uso del notevole casamento in parola; ad ogni modo è certo che il suo ingresso doveva essere di almeno 80 cm. Più basso del livello che ha oggi il viale.
Ciò farebbe presumere che l'Ospedale - se dell'Ospedale si tratta - doveva sorgere ad un livello poco più alto dell'antico ingresso della Chiesa, corrispondente, a sua volta, presso a poco, al livello del pavimento interno, dato che anche la chiesa, dal lato della facciata, è interrata per circa 50 cm. ed assai più, gradatamente, dal lato nord. Parrebbe superfluo aggiungere che quanto diciamo per l'edificio battezzato Ospedale, si deve dire per tutte le costruzioni ad esso contemporanee, che, qual più, qual meno, per un tratto di muro superante le fondazioni devono ritenersi sepolte a profondità variabili, ma corrispondenti, salvo un leggero declivio, al piano della chiesa.
Se così è, appare evidente che la villa di Sette Fontane, era situata in una radura quasi pianeggiante, stretta ad ovest da una scarpata, sul cui ciglio, segnante un notevolissimo dislivello dal piano della radura, giungevano le piante del bosco, più verso l'alto a sud-ovest. I fabbricati dovevano estendersi, per la massima parte, verso sud, dai piedi della scarpata, sulla quale verisimilmente qualcuno si arrampicava, fin quasi al punto dove ora sorge il nuovo albergo. Quando dovremo parlare dell'esodo completo degli abitanti dalla loro villa - esodo che non si verificò come qualcuno crede, per gradi, in un considerevole lasso di tempo, ma che venne effettuato in seguito ad una decisione quasi improvvisa, la quale non consentì lunghi intervalli - cercheremo di dare una spiegazione del fenomeno dell'interramento; intanto dobbiamo prendere atto del fatto indiscutibile, per concludere che la località Sette Fontane è, per così dire rifatta a nuovo, tranne la chiesa di San Leonardo, e che la casa più antica non risale ad oltre 300 anni.