La chiesa di Santa Maria sorge al margine dell'altopiano, che sovrasta la valle dove scorre il torrente Siddo. La posizione elevata ed il grande valore strategico hanno portato alla valorizzazione del sito, fin dalla più remota antichità. Il nome "Sa Bastia", con cui è denominato ad Aidomaggiore, ne indica il ruolo e la funzione di fortezza e luogo di difesa. Fu abitato dai nuragici, usato dai punici e valorizzato dai Romani. Resti archeologici e presenza di tombe lo testimoniano.
Per il Medio Evo nel Condaghe di S. Maria di Bonarcado (specie di libro di amministrazione o di diario degli avvenimenti importanti), nella scheda n° 32 si legge che nel 1242 "Donnu Petru Murtinu" il giorno mercoledì 25 del mese di Santu Sadurru, donò al Priore Arrigo di S. Maria di Bonarcado la chiesa di S. Maria de Sorrachesos cum su saltu de Sorrachesos". Ancora oggi questa chiesa, nei paesi del circondario, è denominata Santa Maria de Orracu e le campagne adiacenti sono denominate "Orracu", chiara derivazione dal termine "Sorrachesos". Nello stesso Condaghe si parla del paese di "OROGOGO", oggi distrutto, che sorgeva vicino alla chiesa di Santa Maria. Questa poteva essere la chiesa parrocchiale di tale paese. Secondo alcuni il nome "Sorrachesos" vorrebbe dire abitanti di Orogogo, corruzione o abbreviazione di "Orogoghesos".
Nel Condaghe poi si parla di altri territori adiacenti o molto vicini a Santa Maria: "Alisandro" oggi denominato "Su Lisandru".
"Bia de Cotzula", territorio della valle di Domusnovas oggi denominato "Conculas", terra calcarea bianca con resti di conchiglie fossili, (in sardo "Cotzula").
A poco più di un Km. da Santa Maria, c'è la località oggi denominata "MuraUrmu". Dal Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, scheda n° 165, sappiamo che a "Mura d'Ulumos" c'era una "domestia", cioè una specie di fattoria, case sparse in terreni coltivati a cereali, che apparteneva al monastero di Bonarcado. Questo sito è denominato "olmetum" nel Codex Diplomaticus Sardiniae del Tola. Lo ricorda nel doc. 53 anno 1263, perché qui passò la notte tra venerdì 18 maggio e il sabato, il Vescovo Federico Visconti di Pisa, Legato Papale in visita pastorale in Sardegna nel 1263, nel viaggio da Bonarcado ad Ottana, dove giunse nella giornata del sabato per celebrarvi la festa di Pentecoste. "Mura Urmu", "Mura d'Ulumos" e "Olmetum" vogliono dire: terreno con olmi e, per gli studiosi indicano lo stesso sito.
Dimorando così vicino a Santa Maria, sarà venuto il Visconti a pregare o celebrare messa nell' antica chiesa romanica della nostra S. Maria ?.
Da quanto detto si desume che sia bene accertata l' importanza storica di questo territorio, della chiesa, del culto e grande devozione alla Madonna, da parte dei suoi abitanti.
Oggi non esiste più l'antica chiesa del 1242. L 'attuale è del secolo XVII°. Lo testimonia la presenza del bellissimo altare in trachite rosa, che risulta di tale epoca.
Infatti è simile alla nicchia esistente nel cosiddetto "Archivietto" della Cattedrale d’Oristano e qualcosa di rassomigliante (come il timpano aperto e i doppi capitelli) esiste nelle porte laterali del presbiterio della chiesa parrocchiale di Sorradile.
Nel seicento, Aidomaggiore apparteneva alla Diocesi di Oristano, come oggi vi appartiene Sorradile. La trachite rosa, materiale con cui è fatto il nostro altare proviene da tale zona, per cui è facile desumere che anche questo altare fu realizzato dalle stesse maestranze, che operarono in quelle chiese o, se diverse, ne risentirono fortemente l'influsso.
Le rassomiglianze fra la nicchia dell' Archivietto e quella di Santa Maria sono queste:
Tutta la base dentellata, i due peduncoli alla base delle colonne, le colonne scanalate, i doppi capitelli, i due basamenti del timpano, dei quali il superiore dentellato, (a Santa Maria sono entrambi dentellati). Il timpano con il vertice superiore aperto è presente nelle due nicchie. Questa apertura racchiude un medaglione o uno stemma.
Ad Oristano si vede chiaramente l'albero sradicato, stemma della casa d'Arborea.
Ad Aidomaggiore questo medaglione è quasi illeggibile. In tutte e due la sommità della nicchia è lavorata a forma di conchiglia.
Si conoscono le date di costruzione da uno studio della Signora Maria Manconi del 1954. Risulta cosi che nel 1622 il Capitolo della Cattedrale decise la costruzione dell' Archivietto e nel 1627 stabilì il pagamento dell'opera del maestro Francesco Orrù e Melchiorre Uda, soddisfatti per la "Bona Obra".
Riguardo all'imitazione di Sorradile, si sa che la facciata è del 1636 e tutta la chiesa fu conclusa nel 1642 dal maestro Antonio Pinna.
Le evidenti rassomiglianze ci assicurano che l' attuale chiesa di Santa Maria è da comprendere fra gli anni 1622 e il 1642.
Non può essere anteriore, perché in genere le novità stilistiche arrivavano prima al centro e poi si propagavano nelle periferie. Quindi la sua riedificazione sarebbe o fra quegli anni o poco posteriore ad essi.