Il culto per la Madonna d'Itria (''Odighitria'', che indica la via) risale all'età bizantina ma l'intitolazione non è documentata in Sardegna prima del penultimo decennio del XVII secolo.
In precedenza la chiesa oranese era dedicata a San Giuliano.
L'aula mononavata è voltata a botte, con nicchie laterali in cui sono collocate statue lignee. L'arco absidale è a sesto acuto. Il presbiterio leggermente sopraelevato è delimitato da una balaustra marmorea e accoglie l'altare in marmo bianco con inserti rosa. Nella nicchia centrale si trova la statua della Madonna d'Itria secondo la tipica iconografia che la rappresenta con il bambino in braccio e ai lati i due pellegrini inginocchiati. L'opera, di notevole fattura, conserva ancora la decorazione originale a ''estofado'' ed è databile alla seconda metà del Seicento.
La volta a crociera è affrescata con figure di angeli e cherubini, datati alla fine del Seicento furono forse eseguiti dal capostipite degli Are. Recenti restauri hanno messo in evidenza nuovi dipinti murali, sia sulle pareti del presbiterio e delle cappelle, sia sulle arcate della navata in cui appaiono raffigurate scene di vita evangelica, probabilmente più antichi di quelli conosciuti.
Nella facciata, sormontata da timpano curvilineo, si trovano al centro un piccolo rosone e in asse il portale. Sulla sua superficie Costantino Nivola eseguì nel 1958 una decorazione a graffito.