Secondo le fonti storiche, la Chiesa di San Giorgio, risale alla fine del XIV secolo e, fino al 1750, è stata la Chiesa Parrocchiale della comunità onifaese; a conferma di ciò sta il fatto che la parte più antica dell'abitato è adiacente all'edificio religioso. La Chiesa in oggetto è presente nei documenti storici della Diocesi di Galtellì.
Nel libro di Pietro Maria Marcello, La Diocesi di Galtellì, quando si parla del censimento immobiliare disposto nel 1491 da Guglielmo Vidal, nella Villa di Onifai fra i beni camerali esistenti alla fine del secolo XV, la Parrocchiale corrisponde alla Chiesa di San Giorgio.
Nell'opera di Michele Carta “Nell'anno del Signore 1777”, nella quale vengono analizzate le risposte dei parroci della Diocesi di Galtellì al questionario di Francesco Maria Corongiu, il provicario nel descrivere la vita religiosa e sociale della Villa di Onifai, elenca le Chiese presenti, fra le quali, individua la Chiesa in onore di San Sebastiano come Parrocchiale. Il provicario precisa inoltre che il passaggio della Parrocchia a quella nuova dedica a San Sebastiano deve essere avvenuta lontana nel tempo e che, a quella data, la Chiesa di San Giorgio risulta poco più di una semplice Chiesa, che come tutte le Parrocchiali antiche è utilizzata come cimitero.
Anche dal registro dei morti conservato nell'archivio vescovile di Nuoro e in quello parrocchiale di Onifai, si deduce chiaramente che il cimitero, in quegli anni, si trovava proprio sul territorio appartenente alla Chiesa di San Giorgio.
Il monumento religioso è inserito su un piccolo alturo che domina sul tessuto urbano e sulla piana verso il fiume Cedrino, ha un'area di pertinenza pari a seicento metri quadrati, chiusa da un muro di cinta realizzato in misto di pietra locale, intonacato, gran parte di tale muratura è stata recentemente ristrutturata.
Il monumento religioso, di piccole dimensioni, è a navata unica con forma rettangolare leggermente fuori squadra, tipica degli impianti d'epoca medievale che, come vuole la tradizione, risulta imperfetta al pari delle cose terrene.
La tipologia architettonica risulta essere estremamente semplice, infatti, i paramenti murati sono realizzati in misto di pietra locale e frammenti di cotto, legati con malta di calce e terra; gli intonaci sono stati ripresi in varie epoche fino ai tempi recenti. Le pareti laterali sono contraffortate con tre setti sul paramento a meridione ed un setto su quello a settentrione. In origine e fino agli anni cinquanta i contrafforti erano tre anche su questo lato. Probabilmente il pietrame dei due contrafforti mancanti è stato utilizzato per interventi di ricostruzione di una parte dello stesso monumento, di cui sono evidenti i segni nella zona di facciata. Il tetto si presenta a due falde spioventi sull'asse longitudinale. Sul lato a nord, tra il presbiterio e l'i ngresso secondario, è presente un bel campanile a vela. La composizione di questi pochi elementi, che determina l'edificio in questione, ben rappresenta quell'architettura rurale, povera ed essenziale, molto diffusa in tutto il territorio isolano. L'interno dell'edificio si presenta con la stessa semplicità ed essenzialità dell'esterno, infatti, la navata è movimentata da tre arcate che concorrono a sorreggere il tetto e dalla presenza di un piccolo altare collocato sulla parete di fondo. Quest'ultima parte si restringe leggermente per segnare la zona presbiteriale. L'orditura del tetto è composta dalle travi maggiori che poggiano sulle arcate e sulle pareti di facciata e di fondo; trasversalmente alle travi sono distribuiti i travicelli che, a loro volta, sorreggono il cannicciato su cui poggiano le tegole curve.
Nel 2001 la Chiesa di San Giorgio è stata oggetto di alcuni interventi di risanamento che hanno riguardato Il risanamento statico, igienico e funzionale dell'edificio. L'originario muro di cinta, in gran parte pericolante, è stato demolito e ricostruito fino ad un'altezza di centoventi centimetri, secondo la tecnica costruttiva tradizionale locale. Il contesto paesaggistico su cui è inserito il monumento e l'effetto scenografico che si offre visivamente verso la piana del Cedrino e del monte Tuttavista, ha giustificato la scelta di ridurre l'altezza del muro di recinzione rispetto a quell'originario che era pari a due metri e quaranta centimetri. Inizialmente, infatti, la Chiesa risultava interamente nascosta dal muro, per la presenza del piccolo cimitero.
Durante la fase esecutiva dei suddetti lavori, una volta messa a nudo la struttura dagli intonaci e dal tetto, è emerso che le arcate interne sono state costruite in tempi successivi al primo impianto, è apparso chiaro, infatti, che i pilastri delle arcate erano semplicemente appoggiati e non incastrati alle pareti laterali. Questi elementi di lettura, insieme ad altri particolari, inducono a pensare che il presbiterio è stato realizzato successivamente all'impianto originario. Si può ipotizzare che, dopo un probabile crollo del tetto e delle pareti ad angolo sul versante Nord-Ovest, l'edificio sia stato rafforzato con le arcate interne e con i contrafforti esterni. Potrebbe sembrare, quindi, che in origine il tetto fosse sorretto da capriate lignee e, con l'introduzione delle arcate interne, si è reso necessario aumentare le altezze laterali delle pareti perimetrali. Nella ricostruzione della parte crollata (angolo Nord-Ovest), sembra che la parete della facciata principale sia stata riedificata in aderenza, esternamente alla testata originaria.
Si è riscontrato, inoltre, che alcuni interventi di ristrutturazione eseguiti sull'impianto, risalgono ai secoli passati, questi, infatti, risultano operati con la stessa tecnica costruttiva dell'impianto primario. Altri interventi temporalmente più recenti sono stati eseguiti con materiali estranei a quelli originari creando squilibri al complesso della struttura.
Nell'ultima fase di restauro, condotta nel 2001, ogni superfetazione e qualsiasi elemento estraneo è stato rimosso e si è cercato di mettere in luce tutti quegli elementi che permettono di avere una lettura corretta della storia del monumento religioso.
Per quanto riguarda le decorazioni pittoriche, durante la fase di demolizione degli intonaci, sono state rinvenute due pitture: una al di sopra della nicchia destra dell'altare e l'altra sui pilastri che sorreggono le prime due arcate verso l'altare. La tematica rappresentativa della prima pittura rappresenta una coppa contenente elementi floreali. Il secondo dipinto, invece, raffigura un floreale stilizzato, simmetrico, monocolore, la cui rappresentazione è stata riprodotta sui pilastri.