Il vasto altopiano granitico che si estende a N/NE di Bitti, custodisce a 13 km circa dal centro abitato, immersa in un affascinante contesto ambientale di bosco di sughere e pittoreschi affioramenti rocciosi, una delle più suggestive stratificazioni monumentali prodotte dalla civiltà nuragica nel corso della sua storia millenaria: il complesso abitativo-cultuale di Romanzesu. Al 1919 vanno riferiti il primo intervento esplorativo attuato nell'area di Romanzesu dall'allora Soprintendente alle Antichità della Sardegna Antonio Taramelli in seguito al primo danneggiamento delle strutture murarie di un tempio a pozzo e, conseguentemente, le prime notizie sulla presenza di strutture di epoca nuragica in questa località. A partire dalla fine degli anni '80, grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza Archeologica per le Province di Sassari e Nuoro e il Comune di Bitti, una serie di regolari campagne di scavo, curate dalla D.ssa Maria Ausilia Fadda, ha consentito di esplorare un ventesimo circa della vasta area insediativa (estesa circa 6 ha) riportando alla luce una decina di capanne e 5 monumentali edifici a destinazione cultuale e/o cerimoniale, tutti realizzati in granito locale. Il complesso è oggi al centro di un progetto di salvaguardia e valorizzazione di ampio respiro che, oltre a garantire una continuità operativa dell'indagine archeologica, appare al contempo finalizzato all'istituzione di un vero e proprio Parco Archeologico.
L'abitato sorge nel corso del XVI sec. a.C. (media età del bronzo) come semplice aggregato di capanne attorno alla sorgente che verrà utilizzata più tardi dal tempio a pozzo; alla fase d'impianto del villaggio vanno riferite alcune abitazioni a pianta circolare dai diametri considerevoli, con ingresso volto a S/SE; queste grandi capanne presentano un livello pavimentale rozzamente lastricato o in battuto di argilla, un focolare centrale ed un bancone che si sviluppa alla base del muro perimetrale.
Accanto alla tipica capanna nuragica a pianta circolare, ricorrono con frequenza strutture abitative che attestano un diverso modulo planimetrico, ellittico o ovoidale; le uniche due finora indagate, articolate internamente da banconi e altri allestimenti, restituiscono materiali ceramici della prima età del ferro (IX-VIII sec. a.C.).
A partire dal XIII sec. a.C., per ragioni non determinabili, il villaggio di Romanzesu conosce un'intensa attività edilizia che si manifesta nella realizzazione di numerosi monumenti a destinazione cultuale: un tempio a pozzo per il culto delle acque con annesso uno straordinario allestimento gradonato (lungh. del complesso m 48 circa) funzionale per cerimonie collettive, che prevedevano forse abluzioni rituali purificatrici, due tempietti a pianta rettangolare del tipo cosiddetto a megaron, un grande recinto sub-ellittico (m 18,40 x 16,70) con probabile percorso rituale e sacello centrale, un'ulteriore struttura a pianta rettangolare associata a tre betili. Quest'ultima, almeno in una fase di utilizzo interpretabile come heroon, monumentale ''luogo di sepoltura virtuale'' dedicato al culto di un'entità ''eroica-semidivina'', ha restituito, oltre ad una deposizione votiva di armi in bronzo, quello che a tutt'oggi rappresenta per la Sardegna nuragica il più consistente singolo rinvenimento di perle d'ambra (135 elementi di collana integri e centinaia di frammenti).
Una così singolare concentrazione di edifici di culto, esemplificanti tipologie già documentate in altri contesti (i tempietti a megaron e il tempio a pozzo) e di strutture ''comunitarie'' a chiara destinazione d'uso rituale/cerimoniale che non trovano invece al momento puntuali confronti nell'architettura sacra nuragica (il monumentale allestimento gradonato annesso al tempio a pozzo e il grande recinto sub-ellittico), costituisce un chiaro sintomo della radicale trasformazione funzionale di ''Romanzesu'' da comune villaggio in vero e proprio ''centro cerimoniale comunitario'' di riferimento di un sistema insediativo strutturato su un territorio verosimilmente ampio.
Ruolo straordinario che, stando alle conoscenze attuali e su una base statistica di centinaia e centinaia di abitati nuragici, sembra riproporsi, sebbene in forme solo parzialmente corrispondenti, in pochissimi altri contesti isolani (ad es. Santa Vittoria di Serri, Gremanu di Fonni, Santa Cristina di Paulilatino, ecc). I dati di scavo, ad oggi, forniscono per l'abitato di Romanzesu un excursus cronologico compreso tra XVI sec. a.C. (media età del bronzo), corrispondente alla fase d'impianto di alcune capanne, e VIII sec. a.C. (momento avanzato della prima età del ferro) coincidente con l'abbandono dell'area da parte delle genti nuragiche.
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BIBLIOGRAFIA
Il Villaggio Santuario di Romanzesu
Autore: Fadda Maria Ausilia, Posi Fernando
Editore: Carlo Delfino editore
Data di pubblicazione: 2006
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