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Santadi (SU)

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Localizzazione

Stato: Italia
Regione: SARDEGNA
Provincia: Sud Sardegna

Territorio

Nome in dialetto: Santàdi
Altitudine: 135.00 m s.l.m.
Superficie: 116.49 km2
Abitanti: 3280

Altre informazioni

Nome Abitanti: Santadesi (santadesus)
Patrono: San Nicolò il -
Prefisso: 0781

Contatti

Email Comune: -
Telefono Comune: 0781 94201

Stemma

Descrizione

Santadi (Santàdi in sardo) è un comune italiano di 3 280 abitanti della provincia del Sud Sardegna, situato nel Basso Sulcis, a sud ovest di Cagliari, da cui dista circa 60 km.

Il paese è rinomato per la sua ricca enogastronomia, per le bellezze naturalistiche e per le numerose testimonianze del passato.

Il territorio comunale si estende complessivamente per 116 km², di cui circa 50 occupati da un fitto bosco di lecci, lillatri, sughere, con sottobosco costituito da vegetazione tipica dell'area mediterranea. Il comune confina a settentrione con quello di Nuxis, a occidente con i comuni di Villaperuccio e Piscinas, a meridione con Teulada e ad oriente con i comuni di Domus de Maria, Pula e Assemini. Il centro abitato è situato a 134 metri sul livello del mare, al centro di un'ampia vallata dalla quale si erge un gruppo montuoso che nel territorio comunale raggiunge la massima altitudine con i 1104 metri del Monte Tiriccu. Il comune è privo di sbocco sul mare.

Il paesaggio è prevalentemente collinare e montuoso, non mancano comunque delle fertili piane. Il territorio comunale e più in generale quello del Sulcis-Iglesiente nel suo complesso costituisce la zona geologicamente più antica d'Italia e tra le più antiche d'Europa, risalente a quasi 600 milioni di anni fa.

L'acqua è un elemento abbondante grazie ai numerosi rilievi. Il principale corso d'acqua è il rio Mannu, avente regime torrentizio, il quale separa le due borgate principali, Santadi Basso e Santadi Centro. Il torrente costituisce uno dei maggiori immissari del lago artificiale di Monte Pranu. Sono presenti alcuni piccoli bacini d'acqua artificiali come il laghetto di Crabì e quello di Su Benatzu. Le falde sono numerose e ricchissime d'acqua; proprio le acque sotterranee hanno favorito importanti fenomeni carsici: il territorio santadese brulica di grotte e cavità. Le Grotte Is Zuddas sono un esempio importante di tale fenomeno.

Santadi è uno dei comuni che costituiscono il Parco del Sulcis (o di Gutturu Mannu), un parco naturale di decine di migliaia di ettari coperti da macchia mediterranea. Nel parco sorge una delle foreste più grandi in Italia: 35.000 ettari senza soluzione di continuità, di grande valore naturalistico, la lecceta più estesa al mondo.

Preistoria ed Età Antica
Il territorio di Santadi è abitato fin dalla preistoria. I primi insediamenti sono databili al periodo prenuragico. Testimonianze archeologiche della presenza umana in tale epoca sono degli idoletti femminili in osso, rappresentanti la Dea Madre, rinvenuti in caverne in località Monte Meana, risalenti al Neolitico Medio, ovvero a circa 3500 anni prima di Cristo.

Numerose sono le vestigia che documentano la presenza della civiltà nuragica (II millennio a.C.): una delle più note è la Tomba Dei Giganti di Barrancu Mannu. La tomba, in granito giallo-rosa, è databile al bronzo medio (1300 a.C. circa) ed è composta da un corpo tombale absidato, un corridoio coperto e da una esedra arcuata dove è presente un piccolo pertugio, sormontato da un architrave, con la funzione di ingresso alla tomba. Anche i nuraghe, presenti in gran numero, testimoniano la frequentazione massiccia del territorio santadese da parte di tale civiltà: esempi sono i nuraghe de S'Ossiga, Mannu de Barrua, Pimpini, Senzu, de su Schisorgiu, Sanna.

Capitolo a parte, per quanto riguarda le testimonianze archeologiche di epoca nuragica, merita il Tempio nuragico di Su Benatzu (Grotta Pirosu o Grotta del Tesoro), sito in località Su Benatzu, in prossimità delle Grotte Is Zuddas. Si tratta di una grotta santuario scoperta nel giugno 1968, la più importante della Sardegna per ricchezza dei rinvenimenti. A circa 150 metri dall'ingresso si trova la Sala del Tesoro, nella quale sono stati rinvenuti numerosi resti ceramici e metallici (di rame, bronzo e oro), databili tra gli anni 820 e 730 a.C.

Intorno al 1000 a.C. e con sempre maggiore insistenza nei successivi secoli, la Sardegna cominciò ad essere frequentata dai fenici e dai punici, che si spinsero dalle coste verso l'entroterra, territorio santadese incluso, ove iniziarono a stanziarsi, spesso scontrandosi con le preesistenti comunità nuragiche. Notevoli le testimonianze della civiltà fenicio-punica a Santadi (VII-III secolo a.C.): l'Insediamento di Pani Loriga è l'esempio più importante di questa fase storica. Il sito, che sorge su una collina, era già frequentato in epoca prenuragica e nuragica, come prova la presenza di domus de janas, anche se le tracce più evidenti sono quelle di epoca fenicio-punica: risalgono a questa fase gli insediamenti abitativi e le necropoli.

Nel 238 a.C. i romani conquistarono la Sardegna, sconfiggendo Cartagine nella prima guerra punica. Da questo momento inizia la fase romana anche nel territorio santadese. Ai romani si devono le terme in località Is Figueras, nei pressi di Pantaleo. Un'altra testimonianza romana era la chiesa di Sant'Agata, edificata sui resti di un tempio romano, di cui oggi si conserva qualche limitata traccia (un capitello in stile corinzio ed una lapide con epigrafe latina). La presenza romana durò per molti secoli, fino al 456 dopo Cristo, quando la Sardegna venne occupata dai Vandali.

Medioevo
Durante il periodo della dominazione vandalica, come narra lo storico Procopio, alcuni Mauri ribelli sarebbero stati esiliati dall'Africa alle alture nei pressi di Cagliari, identificabili probabilmente con i monti sulcitani ed il territorio santadese. Discenderebbe da questo fatto l'appellativo di 'Mauritano' per ciò che riguarda Santadi ed il suo territorio.

Nel 534 d.C. la Sardegna passò dai Vandali ai Bizantini.Molto limitate le testimonianze di epoca altomedievale nel territorio santadese. Una sepoltura rinvenuta nel 1972 in località Barrua de Basciu risale probabilmente a tale periodo, o forse al periodo tardo romano.

L'espansione araba nel Mediterraneo provocò un'interruzione dei collegamenti tra la Sardegna e Bisanzio, così, intorno al IX secolo d.C., l'Isola si rese autonoma: nacquero i Giudicati.Santadi ed il suo territorio facevano parte del Giudicato di Cagliari, ed in particolare della Curatoria del Sulcis. Al secolo XI risale la prima testimonianza scritta su Santadi: il Giudice Torchidorio I lasciava per testamento all'Arcivescovo di Cagliari, assieme ad altre nove Ville, la Villa di Sant'Agatha de Zulkis, l'odierna Santadi.

Alla caduta del giudicato, nel 1258, il territorio santadese passò sotto il dominio della Repubblica di Pisa, in particolare della famiglia Della Gherardesca. In seguito, nel 1324, passò agli aragonesi, che lo infeudarono a Pietro de Sena e successivamente al Vescovo di Sant'Antioco, che in quel periodo si trovava a Tratalias: comincia il periodo della Baronia. Con l'abolizione della Diocesi del Sulcis, il feudo e le relative entrate fiscali furono trasferite all'Arcivescovo di Cagliari, creando però un contenzioso secolare con il vescovo di Iglesias.

A partire dalla metà del XIV secolo, a causa delle epidemie di peste e dei continui conflitti tra Arborea e Aragonesi, nel Sulcis iniziò un progressivo processo di spopolamento con la scomparsa pressoché totale, nel giro di un paio di secoli, di tutti i centri abitati e la loro caduta in rovina. Santadi seguì, come le altre Ville, questo destino.

Età moderna
Dopo il forte spopolamento al termine del Medioevo, tracce di attività umana sono documentate già dalla fine del XVI secolo, in particolare risultano da alcuni atti giudiziari.Anche nel XVII secolo la presenza umana a Santadi è ben documentata.È comunque solo a partire dal XVIII secolo che si registra una considerevole ripresa demografica, anche per via di migrazioni di pastori e agricoltori dal Campidano, da Iglesias e dal Nuorese.

La nuova fase di popolamento era essenzialmente legata alla vita rurale: nel territorio santadese, e più in generale nel Sulcis, sorsero numerosi Furriadroxius, insediamenti autosufficenti dislocati in campagna e abitati da poche famiglie. Spesso questi nuclei abitativi prendevano il nome dalla famiglia che originariamente li aveva costituiti (Is Pinnas= 'Su de Is Pinnas', ovvero il luogo della famiglia Pinna), oppure da elementi fisici del posto (Su Benatzu= luogo umido, dove rimane l'acqua). Alcuni di questi insediamenti divennero più importanti e registrarono una forte crescita, prendendo l'appellativo di 'Addeu' o 'Boddeu', come nel caso di Santadi Basso (su Addeu de Baxiu), che rappresenta il nucleo abitativo da cui trae origine l'attuale Santadi.

Da Santadi Basso, spesso soggetto alle alluvioni del Rio Mannu, la popolazione iniziò a trasferirsi nella zona a destra del fiume, presso il colle di San Nicolò, determinando la costituzione dell'attuale Santadi Centro (su Addeu de Susu). Ancora nell'anno 1800, tuttavia, Santadi Basso risultava il più popoloso tra i due.

Età Contemporanea
Dalla nascita del Comune alla Prima Guerra Mondiale
Nell'anno 1839 si registrò l'abolizione dei feudi e quindi la fine della Baronia. Nel 1853 venne costituito il Comune di Santadi, comprendente anche gli attuali comuni di Villaperuccio e Nuxis. Negli anni '60 del secolo '800 venne acquistato dal neonato comune il terreno sul quale sorgerà il municipio, parte dalla Curia (in quanto vi si trovava il vecchio cimitero) e parte dalla famiglia Piras. Nel 1868 venne costruito il ponte sul rio Mannu, tra Santadi Basso e Santadi Centro, mentre nel 1891 si procedette all'espropriazione dei terreni lungo la strada che collegava le due borgate, l'attuale Via Fontane, per favorire la costruzione di nuove case e l'unione delle due parti del paese. Fu in questi decenni che vennero anche sistemate le strade di collegamento con i paesi limitrofi ed iniziò ad essere interrotto l'isolamento. Alla fine del secolo fu realizzato anche il Monte Granatico.

Nel 1870 il Comune di Santadi fece dividere in lotti quelle terre che un tempo erano dell'intera comunità e le fece mettere all'asta pubblica: si trattava essenzialmente di terreni boschivi. In assenza di offerte si passò alla trattativa privata e all'acquisto da parte di Leone Gouin, per conto della società francese Petin et Gaudet (conosciuta in paese come Des Forges), nonostante un'offerta più cospicua da parte dell'altro potenziale acquirente, il cagliaritano Vincenzo Ridi. Tuttavia i rapporti tra i francesi ed il comune si deteriorarono presto, arrivando allo scontro giudiziario. La Petin et Gaudet procedette in un primo tempo allo sfruttamento del legname per la carbonizzazione, successivamente alla distillazione del legno. Tra il 1913 ed il 1914 ci fu la costruzione degli stabilimenti, delle abitazioni e di tutte le strutture necessarie alla società, in località Pantaleo; venne costruita anche una linea ferroviaria tra gli stabilimenti e Porto Botte, per i trasporto dei prodotti ricavati dallo sfruttamento boschivo. Tra il 1915 ed il 1918 si verificò il boom dell'attività, con un calo verso il 1919. La società francese continuò le attività di taglio del legname e produzione del carbone fino alla fine degli anni '30. Le attività nei boschi attirarono lavoratori forestieri, molti provenienti dalla Toscana, alcuni dei quali si stanziarono a Santadi e misero su famiglia: molti cognomi santadesi richiamano queste origini.

Il primo sindaco di Santadi fu Efisio Basciu, ricco proprietario terriero, in carica dal 1875. Nei primi decenni amministrativi si alternarono alla carica di sindaco il già citato Basciu, Antonio Ziranu, Pietro Sanna e Antioco Balia; quest'ultimo fu vittima di un attentato il 29 marzo 1909 in località S'Arcu de Camburu.

Santadi pagò un notevole tributo di sangue durante la Grande Guerra, con ben 86 Caduti ed innumerevoli mutilati e reduci (all'epoca Nuxis e Villaperuccio ancora erano parte del territorio comunale, pertanto nel conteggio sono inclusi i nativi di tali paesi).

Dal ventennio fascista a oggi
Durante il ventennio fascista il territorio del Sulcis subì notevoli trasformazioni, dovute all'avvio dello sfruttamento dei giacimenti carboniferi. A Santadi arrivò negli anni '30 la corrente elettrica, seppur solo in alcune zone. Anche la Seconda Guerra Mondiale portò a perdite di vite umane tra i cittadini santadesi.

Dopo il termine del Secondo Conflitto Mondiale, Santadi registrò un forte fenomeno migratorio verso le regioni settentrionali d'Italia e verso alcuni stati esteri, anche per via della crisi dei tradizionali settori di sbocco occupazionale, quello minerario e quello legato allo sfruttamento boschivo. Negli anni '60 del Novecento le condizioni economiche iniziarono a migliorare: nel 1960 si costituisce la Cantina di Santadi, mentre nel 1962 la Latteria Sociale. Nei decenni successivi alla guerra si registrò un progressivo spopolamento dei furriadroxius ed un accrescimento della popolazione nelle zone centrali; si sviluppò anche la zona di Merareddu, che andò acquisendo sempre maggiore importanza. Il paese cambiò radicalmente aspetto: le case vecchie vennero progressivamente soppiantante da costruzioni nuove, con il boom del settore edilizio durante il periodo tra gli anni 1960 e 1990.

Nel giugno 1968 ci furono due importanti avvenimenti: la scoperta del tempio nuragico di Su Benatzu e la prima edizione del Matrimonio Mauritano.

Nel 1957 Nuxis diventa comune autonomo, mentre Villaperuccio ottiene il medesimo status nel 1979.

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