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Pabillonis (SU)

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Localizzazione

Stato: Italia
Regione: SARDEGNA
Provincia: Sud Sardegna

Territorio

Nome in dialetto: Pabillònis
Altitudine: 42.00 m s.l.m.
Superficie: 37.42 km2
Abitanti: 2662

Altre informazioni

Nome Abitanti: Pabillonesi (pabillonesus)
Patrono: Beata Vergine della Neve il 5 agosto
Prefisso: 070

Contatti

Email Comune: [email protected]
Telefono Comune: 07093529200

Stemma

Gonfalone

Descrizione

Pabillonis (Pabillonis in sardo) è un comune italiano di 2662 abitanti della provincia del Sud Sardegna.

È situato nel centro-nord della pianura del Campidano, più esattamente a nord del "Pranu Murdegu", vicino alla confluenza di due corsi d'acqua denominati Flumini Mannu e Flumini Bellu. È principalmente un comune agricolo.

Il paese si sviluppa attorno alla chiesa di San Giovanni, un tempo chiesetta campestre e cappella di un vecchio cimitero sul quale attualmente sorge una piazzetta.
L'origine del nome deriverebbe dal latino "Papilio-ionis" ovvero accampamenti militari romani stanziatisi in loco (in italiano sono i cosiddetti "padiglioni"). In sardo il termine si è evoluto in "Pabillone", "Papigione", "Papidzone" o "Pabunzone" ad indicare una legnaia e, in certi casi, anche ricovero per gli animali. Tale termine però è diffuso nel centro-nord della Sardegna; mentre non trova riscontro nella parlata locale pabillonese in quanto per definire il ricovero di animali si usa Coratzu e Sa domu de sa linna è la definizione generica del luogo in cui veniva accatastato il legname da ardere. Nei documenti del 1388 che sanciscono la pace tra Aragona ed Arborea, il paese viene nominato come "Paviglionis", "Pavigionis" e "Panigionis".

Le prime testimonianze dell'uomo nei territori di Pabillonis risalgono al Neolitico (VI millennio a.C. - III millennio a.C.), infatti è possibile spesso trovare frammenti di ossidiana lavorata. La massiccia presenza di questi reperti suggeriscono la presenza di numerosi villaggi presso le sorgenti d'acqua e fiumi. Ancora non è stata trovata traccia di monumenti tipici del Neolitico. Tuttavia è probabile che l'uomo abbia abitato queste zone anche nel Eneolitico. La civiltà nuragica ha lasciato come testimonianza il nuraghe "Surbiu" (completamente distrutto), il nuraghe Santu Sciori, "Nuraxi Fenu" e il nuraghe "Domu'e Campu".

Originariamente l'abitato sorgeva ad un paio di chilometri dall'attuale ubicazione, i ruderi si trovano nei pressi della chiesetta campestre di San Lussorio, vicino alle sponde del Flumini Mannu (più anticamente Tolomeo si riferisce a "Rivus Sacer" «sacro» o "Hierus") dove le acque del Rio Piras e Riu Bruncu Fenugu s'incontrano. L'omonimo nuraghe (Santu Sciori) e un ponte romano (ancora in piedi) chiamato Su ponti de sa baronessa testimoniano le antiche origini del paese.

Durante il medioevo apparteneva al giudicato di Arborea e più precisamente alla curatoria di Bonorzuli, l'antico centro fu distrutto dai saraceni e ricostruito nell'attuale posizione. Alla caduta del giudicato (1420) entrò a far parte del marchesato di Oristano, e dal 1478, alla sua definitiva sconfitta, passò sotto il dominio aragonese. Gli aragonesi incorporarono il paese nella contea di Quirra, trasformata in marchesato nel 1603, unito alla baronia di Monreale. Sempre in epoca aragonese il paese fu feudo prima dei Carroz, poi dei Centelles e infine degli Osorio de la Cueva, ai quali fu riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale.

Nel 1584 subì il saccheggio da parte dei Mori e il paese rimase abbandonato, lo storico Vittorio Angius scrisse: «... i barbari furono colà condotti da un rinnegato sardo, tranne i popolani salvatisi colla fuga, gli altri furono massacrati o tratti in ischiavitù».


Monumento ai caduti di tutte le guerre
Nel 1934, in epoca fascista, fu realizzata la bonifica delle paludi attorno al Flumini Mannu. Il 5, 7, e 8 settembre del 1943 il campo di volo di Pabillonis ubicato in regione Foddi fu bombardato da un totale di 112 aerei P-40 del 325mo gruppo delle forze alleate. I caccia bombardieri lanciarono bombe da 20 libbre sul campo di volo e altri obiettivi. Questo fu l'ultimo atto della guerra in Sardegna. A distanza di poche ore Badoglio ufficializzava l'uscita dell'Italia dal conflitto.

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