Chiesa rurale a 2 Km dal paese, edificata nel Cinquecento è di stile gotico-catalano attardato nutrito di elementi vernacolari. L’esterno è in pietra a vista, facciata essenziale con un portale centrale sormontato da un piccolo rosone, abside cupolato, monofore con arco a tutto sesto lungo i fianchi. La leggenda narra che Santa Caterina insieme alle sorelle Santa Barbara e Santa Maria avesse scagliato una pietra per decidere dove sarebbe sorto un edificio a lei dedicato, questa sarebbe appunto caduta tra le campagne di Orroli
Nel mese di giugno la chiesa ospita la sagra Santa Caterina: festa votiva di antica origine pagana, che gli Orrolesi, molto devoti alla Santa, vivono con sentita partecipazione.
La festa comincia il venerdì con la partenza, dal paese, della processione e delle traccas, carri a buoi e trattori sontuosamente addobbati, verso la chiesa campestre. Giunti in campagna, i fedeli provvedono a sistemarsi nei loggiati, dinanzi ai quali pongono in bella vista le traccas, in modo che trine, pizzi e merletti siano ben visibili ai passanti.
Nei tre giorni successivi, solenni sono i festeggiamenti popolari. Di fronte alla chiesa, ne "is lollas" (i loggiati), si dorme e si mangia la notte del venerdì e del sabato fino alla domenica.
Poi, la domenica pomeriggio, in un clima di mistica suggestione, grande partecipazione e commozione popolare il paese riaccompagna in processione la Santa verso la chiesa di san Vincenzo Martire, scortata dai numerosi cavalieri a cavallo, dai gruppi folk, dalle tante traccas che offriranno dolci all’arrivo in paese, e dai numerosi fedeli. Prima degli anni Settanta del Novecento erano previsti solo due giorni di festeggiamenti: dalla sera del sabato alla sera del giorno seguente: mentre il rientro della santa nel paese avveniva come si svolge attualmente, con la processione dei cavalieri, delle traccas e dei fedeli a piedi, l’arrivo alla località santa Caterina per le traccas si svolgeva autonomamente, partivano infatti la mattina del sabato nel tentativo di occupare i posti più riparati e ombreggiati.
Durante la processione molte donne portavano i capelli sciolti o strisciavano con le ginocchia per adempiere qualche voto offerto alla santa; il suo simulacro veniva portato in spalla insieme a un cero che assume una funzione chiave nei festeggiamenti : la festa della cera oggi denominata su cereu: il cero viene consegnato nella domenica successiva< alla sagra, al nuovo capobriere che deve custodirlo e ornarlo di fiori nella propria casa per un anno, fino a quando verrà consegnato al capobriere successivo.
Il capobriere, sempre di sesso maschile, aveva in origine il compito di organizzare le serate di festa, di distribuire i dolci a tutti coloro che la domenica partecipavano alla messa, portare il caffè all’alba della domenica a chi pernottava sul posto, offrire da bere ai cavalieri al rientro dalla processione.