menhir (nome bretone che significa “pietra lunga”) sono genericamente noti in Sardegna con il nome di perdas fittas (“pietre erette”), in quanto la loro caratteristica è quella di avere una forma allungata e di essere stati eretti sul terreno. Sulla loro funzione ancora si discute in quanto essi talvolta si accompagnano a località o strutture di natura funeraria, talaltra si individuano nelle aree di antichi centri abitati o di antichi sentieri e, altre volte ancora, sembrano indicare una specie di santuario all’interno di un villaggio. Alcuni studiosi sono concordi nel ritenerli espressioni di culto legati alla fertilità della terra, altri sostengono siano statue dedicate a divinità o eroi.
Gli esemplari di Perdasì, risalenti al Neolitico Medio (3800-3000 a.C.), rappresentano la tipologia di menhir antropomorfi più semplice e meno elaborata, con un corpo parallelepipedo o prismatico tendente a restringersi e ad assottigliarsi verso la sommità. Uno solo di essi è ancora eretto; gli altri quattro o cinque (è ancora da verificare se due pietre rappresentino due menhir distinti o un unico menhir spezzato in due parti) furono spostati nella loro posizione attuale a metà del ‘900 perché intralciavano i lavori agricoli. Stando alle fonti, sembrerebbe che questi menhir si trovassero ad una distanza di m. 2,50 circa l’uno dall’altro e che fossero disposti lungo un allineamento con orientamento E-W. Uno dei menhir abbattuti presenta due coppelle da considerarsi come indicazione di un culto reso agli stessi monoliti.