Nonnato è un soprannome, che ricorda in mezzo a quale tragedia familiare Raimondo è venuto al mondo. Non-nato, ossia non partorito dalla madre viva, bensì estratto dal corpo senza vita di lei, morta prima di darlo alla luce. Pare che fosse di famiglia nobile, con alte parentele nell’aristocrazia catalana. Ma non abbiamo molte informazioni sicure sul suo casato e anche sulla vita. Nella sua Catalogna libera dalla dominazione araba, Raimondo vive i tempi della Reconquista, cioè della riscossa guidata dalla coalizione dei re di Navarra, di Aragona e di Castiglia, che lascerà infine sotto controllo arabo soltanto il modesto regno meridionale di Granada. Lui però non combatte in queste guerre. Verso il 1224 si arruola in un esercito tutto speciale: l’Ordine religioso della Mercede (detto anche dei Mercedari), fondato pochi anni prima dal suo amico Pietro Nolasco con uno scopo principale: il riscatto e la formazione religiosa e morale degli schiavi nelle regioni spagnole ancora occupate dagli Arabi. Riscatto in senso letterale: i Mercedari, infatti, pagano una somma per liberare gli schiavi e li riportano nei luoghi d’origine, dedicandosi pure all’assistenza e all’istruzione religiosa di questi infelici.
Non abbiamo notizie precise sugli studi di Raimondo. Ma c’è una notizia che consente di attribuirgli una certa preparazione giuridica, una conoscenza del diritto canonico. L’Ordine dei Mercedari, infatti, lo manda a Roma come patrocinatore di una sua causa presso la Santa Sede.
Quando le guerre dei re spagnoli liberano gran parte del territorio, uno dei campi d’azione dei Mercedari resta il Nord-Africa, dove ci sono molti prigionieri in mano a capi locali. Raimondo va a stabilirsi in Algeria, ma qui viene fatto prigioniero. O lo tengono come ostaggio. Comunque si vuole impedirgli di parlare e predicare agli schiavi. Ma siccome lui continua ugualmente la sua opera, si cerca di farlo tacere con la forza. (E anche, secondo un racconto, con una sorta di morso che gli serra la bocca). Ritrovata la libertà, torna in Catalogna, dove l’avventura africana lo ha reso popolarissimo. Già gli si attribuiscono miracoli. Papa Gregorio IX nel 1239 lo nomina cardinale, chiamandolo a Roma come suo consigliere. Raimondo incomincia appena il viaggio nell’estate del 1240, e già a Cardona, presso Barcellona, è bloccato da violente febbri, che troncano la sua vita ad appena quarant’anni.
Lì viene sepolto, in una chiesetta che diventerà santuario in suo onore, con un culto popolare che avrà la sanzione pontificia solo nel 1657 (inserimento del suo nome nel Martirologio romano) e nel 1681 (estensione della sua festa a tutta la Chiesa). Date le condizioni in cui è nato, san Raimondo è considerato anche il patrono delle ostetriche.
La chiesa oggi intitolata a San Raimondo mutò varie volte il suo nome. Verso il 700 venne dedicata alla Vergine Assunta. Nel 1737 il sacerdote Salvatore Deiana, allora parroco di Bono ricostruì la chiesa e la dedicò a Nostra Signora della Mercede. Scelse questo titolo in omaggio ai Mercedari chi lo stesso anno erano arrivato a Bono, provenienti dal santuario di Bonaria a Cagliari e si erano stabiliti nel convento attiguo alla chiesa ricostruita. Quando il rettore Deiana morì il 26 luglio 1738 per riconoscenza fu seppellito nella chiesetta da lui costruita. Il convento e la chiesa divennero luogo d'incontro per la preghiera e per lo studio. Nel 1756 vi abitarono 4 religiosi: 3 "legos" e il superiore con il titolo di "Comandador" tale frate Agostino Melis.
L'interno della Chiesa è spazioso. La navata, senza cappelle laterali e retta solo da due archi di sostegno è un perfetto rettangolo che accompagna l'accesso del fedele verso il presbiterio separato da una balaustra. Tre nicchie separate da quattro colonne espongono alla venerazione dei fedeli le statue di altri santi.
In seguito il titolo della chiesa è di nuovo cambiato: prima in onore di N. S. del Rimedio poi in onore di San Raimondo non Nato. In un documento del 1765 si legge infatti "Chiesa di San Raimondo " già "Chiesa dell'Assunta". I diversi titoli della chiesa ricostruita dal Deiana sono tutti legati alla redenzione degli schiavi, opera alla quale dedicarono in particolare i mercedari. La chiesa di San Raimondo divenne un richiamo oltre all'istruzione scolastica anche alla redenzione degli schiavi. Molta gioventù di Bono e del Goceano ricevette l'educazione e l'istruzione in tale scuola. Nel 1759 il ministro Bogino riformò gli ordini religiosi e nel 1766 per mezzo del visitatore apostolico Mons. Giuseppe Agostino Delbecchi arcivescovo di Cagliari, decretò la chiusura del Convento di San Raimondo. Con la partenza dei mercedari il convento iniziò a decadere finchè non crollò del tutto. Al suo posto sorse un altro edificio, destinato prima ad asilo e poi ad orfanotrofio, mentre la chiesa rimase sempre intatta.
Attualmente la chiesa si S. Raimondo si presenta all'esterno semplice e povera. All'interno nella nicchia c'è il simulacro di San Raimondo vestito di abiti cardinalizi e con l'ostensorio in mano. Nelle due nicchie laterali sono esposte le statue di Santa Lucia e S. Francesco d'Assisi. Questa ultima statua proviene dal convento di Monte Rasu. La festa di San Raimondo si svolge il il 30/31 agosto e il 1° settembre.