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Santa Giusta (OR)

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Localizzazione

Stato: Italia
Regione: SARDEGNA
Provincia: Oristano

Territorio

Nome in dialetto: Santa Justa
Altitudine: 10.00 m s.l.m.
Superficie: 69.22 km2
Abitanti: 4727

Altre informazioni

Nome Abitanti: Santagiustesi (santajustesus)
Patrono: Santa Giusta il 14 maggio
Prefisso: 0783

Contatti

Email Comune: [email protected]
Telefono Comune: 0783 354500

Stemma

Descrizione

Il comune di Santa Giusta dista tre chilometri da Oristano: è il comune della provincia col tasso di crescita più alto e destinato ad ulteriore aumento.

Il suo nome, legato alla splendida Basilica romanica, compare solo a partire dal XII secolo, ma la storia del paese parte dalla città fenicio-punica di Othoca che, in base ai diversi ritrovamenti effettuati durante i lavori di bonifica e secondo le indicazioni dell’Itinerarium Antonini del III sec. d.C. coinciderebbe con l’attuale centro abitato. Conosciuta con vari nomi (Eaden, Oseapol, Hiadis), Othoca, che in lingua semitica significa “la città vecchia”, fu fondata intorno all’VIII sec. a.C. dai Fenici e successivamente occupata dai Romani.

La sopravvivenza di un’imbarcazione conosciuta come fassoni, realizzata con erbe palustri, testimonia l’esistenza di una civiltà anteriore a quella nuragica.

A pochi metri dalle case si trova lo stagno di Santa Giusta, uno dei più ampi dell’isola. Sulla sua sponda orientale, nella più importante area industriale della provincia di Oristano, è situato il porto. La pesca nello stagno, in particolare muggini, anguille e granchi, costituisce un perno dell'economia del paese. Gli impianti ittici detti pischeras sono molto simili ad impianti di pescicoltura anche se in essi si pratica la pesca attraverso la cattura.
Lo stagno di Santa Giusta fa da scenario ogni anno in Agosto alla tradizionale regata de is fassonis.

Altra fondamentale risorsa economica, in vista di una fruizione turistica ottimale della zona, è tutto il sistema delle zone umide e dell’area montuosa dell’Arci.

Sotto l’aspetto geomorfologico il territorio di Santa Giusta presenta un paesaggio di montagna retrostante ad una piana costiera.

La montagna è rappresentata dalle formazioni del vulcanismo pliopleistocenico del Monte Arci, la piana costiera, con aspetto a dolci ondulazioni, risulta costituita da formazioni secondarie continentali, depositi alluvionali terrazzati di origine interamente pleistocenica.

L’area del litorale è interessata da formazioni eoliche dunali ancora in atto.

Il sistema idrografico del territorio di S. Giusta è caratterizzato dal corso del fiume Tirso prossimale alla foce e dal bacino dei versanti occidentali della formazione vulcanica del Monte Arci.


Particolarmente importante è lo stagno di Santa Giusta presso il litorale che, con una superficie di circa 800 ettari, rappresenta per estensione il terzo stagno sardo dopo quelli di Santa Gilla, all’ingresso di Cagliari, e di Cabras, nella penisola del Sinis, a pochi chilometri di distanza.

Diverse specie ornitologiche hanno trovato in questo stagno il loro habitat naturale: si tratta di esemplari di folaga, di germano reale, di airone cenerino e tanti altri.

Sono presenti anche altre due paludi più interne, Pauli Majori e Pauli Figu, formatesi in corrispondenza di suoli costituiti in prevalenza da argille e limi. Altro fattore importante nella modellazione del paesaggio è costituito dalle correnti aeree (quale vento dominante il maestrale) e marine.

Gli insediamenti nel territorio di Santa Giusta sono stati favoriti dal particolare habitat e dalle risorse disponibili, quali pesci, molluschi che venivano raccolti negli specchi d’acqua, e dall’abbondante selvaggina delle campagne. Vi fu inoltre un forte sfruttamento del suolo, mediante primitive forme di agricoltura e allevamento.

Oltre che per le abbondanti risorse alimentari, il territorio di S. Giusta esercitò una forte attrattiva sulle prime comunità umane per la presenza dell’ossidiana del Monte Arci, il cui utilizzo nell’isola e nelle aree extrainsulari è documentato a partire dal VI millennio a.C.

Le più antiche testimonianze della presenza umana nel territorio di S.Giusta risalgono verosimilmente al Neolitico antico (VI-V millennio a.C.). A tale fase, infatti, sono riferibili alcuni manufatti in ossidiana rinvenuti occasionalmente in superficie in regione Interaquas, un terrazzo alluvionale ubicato tra depressioni colmate da paludi e acquitrini, ad oriente dell’attuale centro abitato e al confine col territorio del comune di Palmas Arborea.

La fondazione di Othoca ad opera dei Fenici deve fissarsi nella seconda metà dell'VIII sec. a.C., in parallelo con la costruzione del centro urbano di Sulcis. La documentazione della più antica fase coloniale di Othoca è stata acquisita nel corso degli scavi archeologici effettuati nel gennaio-luglio 1990 sull'altura della Cattedrale medievale di Santa Giusta, nell'area del sagrato sud-occidentale.

La città sorse su una tozza penisoletta della costa orientale della laguna di Santa Giusta, delimitata a settentrione e a mezzogiorno da due profonde insenature dello specchio d'acqua, interrate nel corso dell'ultimo secolo e mezzo. La laguna santagiustese, messa in comunicazione con il Golfo di Oristano dall'ampio canale navigabile di Pesaria, costituì il porto della città, documentato dai notevoli rinvenimenti anforari effettuati in anni recenti. L'economia del centro fenicio nel VII-VI secolo a.C. era basata, presumibilmente, sulle attività commerciali: al porto affluivano le derrate agricole del Campidano di Simaxis (in particolare prodotti cerealicoli), le carni derivate dagli allevamenti bovini, ovini e caprini del territorio e, verosimilmente, i prodotti ittici di pescosissimi stagni e lagune. L'esistenza di botteghe artigianali in Othoca è assai probabile per quanto concerne la produzione fittile (anfore, vasellame comune) mentre risulta più aleatoria per altre classi di manufatti, quali gli oggetti d'argento, di vetro, di ferro, etc, non ancora sufficientemente documentate.

Othoca passò sotto dominazione romana intorno al 216 a.C. fino al 460 d.C. circa.

Dopo l’epoca romana, e più precisamente nel medioevo, Santa Giusta faceva parte del Giudicato d’Arborea, nella Curatoria di Simaxis. Inoltre fu sede di diocesi dal 1119 al 1503. Durante tutto il periodo giudicale il suo ponte rappresentò una delle vie di comunicazione più importanti del Campidano.

Fu interessata dalle numerose guerre del Marchesato di Oristano, dalle incursioni barbariche e dalla peste del 1652, che mise a dura prova la sopravvivenza della popolazione nell’intera isola. In periodi più recenti seguì le sorti della vicina Oristano alla quale si era profondamente legata.


5 Da visitare

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