spiagge sardegna, turismo sardegna e sud sardegna

Mogoro (OR)

ACQUISTA QUESTO SPAZIO

ACQUISTA QUESTO SPAZIO


Localizzazione

Stato: Italia
Regione: SARDEGNA
Provincia: Oristano

Territorio

Nome in dialetto: Mòguru
Altitudine: 136.00 m s.l.m.
Superficie: 48.99 km2
Abitanti: 4069

Altre informazioni

Nome Abitanti: Mogoresi (moguresus)
Patrono: San Bernardino da Siena il 20 maggio
Prefisso: 0783

Contatti

Email Comune: [email protected]
Telefono Comune: 078399301

Stemma

Gonfalone

Descrizione

Il paese di Mogoro è situato nel settore centro-occidentale dell’isola sarda e si eleva ad un’altezza media di circa 135 m s.l.m. E’ adagiato sul versante meridionale dei contrafforti vulcanici dell’Arci e conta una popolazione di circa 5000 abitanti. Ubicato nell’estrema porzione meridionale della provincia di Oristano, confina con Masullas a nord, con Gonnostramatza e Collinas ad est, con Sardara a sud-est, con Pabillonis a sud, con S. Nicolò d’Arcidano a sud-ovest ed infine con Uras ad occidente. La regione geografica d’antica appartenenza, all’interno dello storico Giudicato d’Arborea, è denominata Parte Montis.
Il territorio Mogorese è, inoltre, inserito nel Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna, Area 1, Monte Arci, riconosciuto dall’U.N.E.S.C.O.

Mogoro con i suoi 4 mila 636 abitanti è uno dei maggiori centri della provincia. Agricoltura e allevamento sono le principali attività economiche, seguite da un fiorente artigianato, tessile, del legno e agroalimentare che, insieme al settore vitivinicolo, ha un’importante vetrina nell’ormai tradizionale fiera dell’Artigianato artistico della Sardegna.

C’è un sogno che assorbe Mogoro da anni: coniugare artigianato fiorente a poesia, narrativa, arte e cultura. A questo lavorano da tempo Pro Loco, Premio Letterario Marmilla e la compagnia Teatro Tragodia insieme ad altri artisti. L’obbiettivo è creare un polo d’attrazione culturale ed artistica salvaguardando e diffondendo lingua e cultura della Sardegna. Ed è questo lo scopo dell’anfiteatro comunale a conchiglia: uno spazio di 1500 posti che permette anche alle grandi manifestazioni di approdare nel cuore della Marmilla.

Il Toponimo
Oggi la maggior parte degli studiosi concorda nel far risalire il toponimo Mogoro al basco Mokòr e allo spagnolo Mogòte = altopiano, cima collinare, collina bassa. Ma altre ipotesi sono state avanzate nel corso del tempo. Giovanni Spano lo fa derivare da mogheròs = luogo faticoso o da mahor = stanziamento od ospizio, ma ipotizza anche un’origine dal fenicio makor = fonte, dato che a Mogoro ci sono due rioni denominati s’Arrocchibi e Funtanedda dove esistono due sorgenti d’acqua. Il Ferrer affianca il toponimo Mogoro a Moko- r = altura, elevazione e al catalano antico mùgoro e minorchino mugarò = punta di mammella.

Età punica

Verso il 509 a.C., alla conclusione della guerra combattuta con alterne vicende contro i sardi, Cartagine aveva il controllo di tutti i mari della Sardegna e il controllo diretto punico si estendeva nell’entroterra fino a raggiungere località molto lontane dal mare.

La presenza dell’importante scalo portuale della città di Neapolis, con le sue vie di penetrazione, assicurava oltre alla pesca, il fabbisogno dei metalli e di derrate alimentari per il consumo locale e per il commercio.

Vennero interessate da tali eventi anche le fertili regioni del Part’ ‘e Montis e della Marmilla con la valle di penetrazione del Rio Mogoro, dove oltre al tempio dedicato al Dio-“Sid-Sardo-Babbai” ipotizzato dal prof. Puxeddu nel paese di Siddi, si sono trovate anche altre testimonianze archeologiche.

Nel territorio mogorese, oltre alla stele funeraria trovata nella regione S’Arxidda e custodita nel museo di Cagliari si hanno testimonianze di tale periodo soprattutto nelle località di Cot”e Marroni e Is Nuracis: tombe e cocci di vasellame vario, ma anche steli funerarie purtroppo oggi disperse.


Età romana

Dopo le guerre sostenute contro i sardo-punici, i romani si impossessarono dei campidani, delle aree fertili e adatte alla coltivazione dei cereali. Non tutti i sardi di queste zone si sottomisero o vennero fatti prigionieri e molti di loro si ritirarono all’interno, in luoghi più facilmente difendibili.

Roma per tenere sotto controllo popolazioni e territori spedì in Sardegna prigionieri di guerra con la promessa di renderli liberi in cambio della loro collaborazione nel mantenere sicurezza e governo del territorio in nome dell’impero. Tra questi, quattromila ebrei, soldati romani e mercenari a cui vennero affidate le terre divise in piccoli appezzamenti per migliorare la produzione cerealicola necessaria a sostentare le popolazioni del resto dell’impero.

Solo così si spiega il fatto che nel territorio di Mogoro sono stati ritrovati oltre 20 siti tra ville, vici e pagi dove si trovano ancora testimonianze di frammenti di embrici, tombe, vasellame, macine, pietre miliari e un ponte romano per attraversare il Rio Mogoro e collegare la città di Neapolis con l’importante strada Calaris – Turris, ma anche, attraverso le campagne di Mogoro, il Part’e Montis, la colonia Usellus, fino a raggiungere Forum Traiani (Fordongianus).


Dal medioevo al Regno d’Italia

In età medievale Mogoro fece parte del Giudicato d’Arborea e in particolare della curatoria di Part’e Montis, di cui fu anche capoluogo. Nel 1355, all’indomani della pace tra Aragona e Arborea, inviò propri rappresentanti al primo parlamento (le Cortes) convocato a Cagliari da Pietro IV d’Aragona. In quello stesso anno fu concesso in feudo dal sovrano aragonese a Francesco di San Clemente.
Devoluto a Giordano Tola nel 1421, venne venduto nel 1442 al mercante di Sassari Giacomo Manca, ma passò a Galzerado Torella e ai suoi fratelli nel 1464.

Nella prima metà del Cinquecento in seguito alle continue incursioni dei Saraceni il villaggio di Bonorcili venne distrutto e gran parte dei profughi si rifugiarono a Mogoro.

In epoca ormai spagnola, passò daAnna SerraBernart a Gerolamo Sanjust per poi divenire proprietà dei conti Quirra nel 1603.

Dopo la caduta del Marchesato di Oristano, Mogoro seguì le sorti della contea e del marchesato di Quirra sotto i Carroz fino ai Centelles e agli Osorio della Cueva. Agli inizi del secolo XVI, Mogoro accolse i profughi di Bonorcili, l’abitato medievale situato nella pianura del Campidano, dove sono attualmente impiantati i vigneti di Is Arenas, distrutto da un assalto piratesco dei Saraceni che attaccarono anche i paesi vicini di Terralba, Uras e San Nicolò Arcidano.

Guerre, fascismo e moti di Sant’Antioco

Il tributo che Mogoro pagò alle due guerre mondiali fu altissimo. Settanta furono i caduti e i 21 mutilati su poco più di 3 mila abitanti durante la prima guerra, mentre 16 i caduti durantela seconda. Ancheil dopoguerra fu duro. Il primo, in particolare, fu segnato da proteste popolari, disoccupazione ed emigrazione. Tant’è che per combattere la disoccupazione vennero ripresi dall’amministrazione comunale vecchi progetti come la costruzione del mattatoio e del nuovo cimitero.

Intanto a livello nazionale ex combattenti e scontenti ingrossavano le fila del neonato partito fascista, partito che a Mogoro nacque nel 1923 anche se l’anno successivo per le elezioni politiche i fascisti ottennero un grave smacco dai sardisti con appena 143 voti contro i loro 237. È nel 1926 che arriva anche a Mogoro, Masullas e Siris il podestà, don Ferdinando Dedoni seguito nel 1929 dal torinese Oreste Rosaspina, rimasto famoso per aver portato a Mogoro luce elettrica e servizio di nettezza urbana, ma anche per la rivolta contro di lui avvenuta in occasione della festa di Sant’Antioco del 1930. Era stata infatti la mancata autorizzazione alla processione per i festeggiamenti del Santo ad esasperare il malcontento della popolazione fino alla ribellione vera e propria contro la forza pubblica che aveva finito per sparare sulla folla uccidendo un giovane, Giovanni Maccioni, e ferendone numerosi altri.

Al periodo fascista è però anche legato l’inizio dei lavori per caseggiato scolastico in piazza Sant’Antioco, diga sul rio Mogoro e ponte. Senza contare che il paese dovette ospitare oltre mille sfollati provenienti da Cagliari e circa tremila tedeschi appartenenti alla novantesima corazzata. Proprio durante i bombardamenti di Cagliari anche il liceo ginnasio “Dettori” venne trasferito nel nuovo caseggiato scolastico di Mogoro dove venne ospitato anche il comando del Settimo.




Foto di Gianni Careddu - Opera propria

2 Da visitare

La chiesa della Madonna di Carcaxia

Nuraghe Cuccurada

Paesi nelle vicinanze

Curcuris

Villanovafranca

Pau

Gonnostramatza

Villaurbana

Gesturi

Da visitare nelle vicinanze

Chiesa del Santo Sepolcro

Chiesa San Sebastiano

Chiesa di Sant’Antioco

Chiesa del Sacro Cuore

Castello di Barumele

La cascata di Muru Mannu