Verso il 509 a.C., alla conclusione della guerra combattuta con alterne vicende contro i sardi, Cartagine aveva il controllo di tutti i mari della Sardegna e il controllo diretto punico si estendeva nell’entroterra fino a raggiungere località molto lontane dal mare.
La presenza dell’importante scalo portuale della città di Neapolis, con le sue vie di penetrazione, assicurava oltre alla pesca, il fabbisogno dei metalli e di derrate alimentari per il consumo locale e per il commercio.
Vennero interessate da tali eventi anche le fertili regioni del Part’ ‘e Montis e della Marmilla con la valle di penetrazione del Rio Mogoro, dove oltre al tempio dedicato al Dio-“Sid-Sardo-Babbai” ipotizzato dal prof. Puxeddu nel paese di Siddi, si sono trovate anche altre testimonianze archeologiche.
Nel territorio mogorese, oltre alla stele funeraria trovata nella regione S’Arxidda e custodita nel museo di Cagliari si hanno testimonianze di tale periodo soprattutto nelle località di Cot”e Marroni e Is Nuracis: tombe e cocci di vasellame vario, ma anche steli funerarie purtroppo oggi disperse.
Età romana
Dopo le guerre sostenute contro i sardo-punici, i romani si impossessarono dei campidani, delle aree fertili e adatte alla coltivazione dei cereali. Non tutti i sardi di queste zone si sottomisero o vennero fatti prigionieri e molti di loro si ritirarono all’interno, in luoghi più facilmente difendibili.
Roma per tenere sotto controllo popolazioni e territori spedì in Sardegna prigionieri di guerra con la promessa di renderli liberi in cambio della loro collaborazione nel mantenere sicurezza e governo del territorio in nome dell’impero. Tra questi, quattromila ebrei, soldati romani e mercenari a cui vennero affidate le terre divise in piccoli appezzamenti per migliorare la produzione cerealicola necessaria a sostentare le popolazioni del resto dell’impero.
Solo così si spiega il fatto che nel territorio di Mogoro sono stati ritrovati oltre 20 siti tra ville, vici e pagi dove si trovano ancora testimonianze di frammenti di embrici, tombe, vasellame, macine, pietre miliari e un ponte romano per attraversare il Rio Mogoro e collegare la città di Neapolis con l’importante strada Calaris – Turris, ma anche, attraverso le campagne di Mogoro, il Part’e Montis, la colonia Usellus, fino a raggiungere Forum Traiani (Fordongianus).