La tomba preistorica di Bingia e Monti, famosa soprattutto per i ritrovamenti effettuati al suo interno nel corso dei recenti scavi, si colloca dal punto di vista tipologico a metà tra ipogeismo e megalitismo. Si compone infatti di un vano scavato nella roccia (A) e di una camera antistante costruita in tecnica megalitica (B), con quattro grossi blocchi angolari e pietre più piccole ai lati, mentre la copertura originaria era a piattabanda. La parte anteriore del monumento non si è conservata a causa della pendenza del terreno, quindi l'attuale lunghezza di 4,47 m. non corrisponde a quella originaria; l'altezza residua è invece di m 1,91.
Si tratta di una tomba collettiva utilizzata per un periodo di tempo molto lungo tra la fine dell'Età del Rame e il Bronzo Antico.
La fase più antica, corrispondente al vano scavato nella roccia si potrebbe attribuire alla Cultura di Monte Claro (metà III millennio a.C.), poichè nell'area sono stati rinvenuti anche i resti di un insediamento attribuibile a questa cultura. Nello strato più antico testimoniato dai ritrovamenti sono stati rinvenuti i resti ossei di vari individui e oggetti di corredo della cultura del Vaso Campaniforme (seconda metà del III millennio a.C.), queste sepolture più antiche erano sistemate all'interno di tre cassoni litici (a,b,c) addossati ai lati del monumento e coperti da un lastrone.
Al di sopra dei cassoni, oltre ad un ossario si rinvennero invece tre sepolture primarie, con scheletri completi e numerosi oggetti di corredoche oltre ai tipici vasi in ceramica della cultura campaniforme, tra cui bicchieri e tripodi, comprendevano anche ornamenti e gioielli. Tra i gioielli il più famoso è il collier d'oro, il più antico della Sardegna, ma furono rinvenute anche collane con vaghi in osso e bracciali da arciere, nonchè armi come pugnali in rame e punte di freccia. Dopo queste deposizioni la tomba non fu più utilizzata per un certo periodo, come indica lo strato di crollo rinvenuto al di sopra di esse.
Ad un periodo successivo appartengono i numerosi resti ossei sconnessi che al momento dello scavo si trovavano sopra il primo crollo. Nell'ultimo periodo di uso della tomba, corrispondente al Bronzo Antico e alla Cultura di Bonannaro (fine III-inizi II millennio a.C.) il monumento fu parzialmente risistemato e tra i blocchi furono deposti circa 50 crani di individui adulti coi loro corredi, che hanno permesso di datare quest'ultima fase. Gli oggetti rinvenuti nella tomba si trovano ora conservati al Museo Nazionale di Cagliari.