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Macomer (NU)
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PREISTORIA
Macomer fu abitata fin dalla più remota antichità, come testimoniato dalla presenza di insediamenti di età nuragica nei pressi dell’attuale centro urbano a cui seguì un insediamento punico (l’antica Macopsissa, nominata anche dal geografo Tolomeo). L’origine cartaginese del nome dell’insediamento è testimoniata dal toponimo, composto dalle radici Macom (luogo) e Mer, vocabolo che indica la presenza di abbondante acqua sorgiva.
Nel 1949 in una grotta, situata in località Marras, in una gola del rio S’Adde, è stata rinvenuta, una statuetta detta Venere di Macomer, che oggi è custodita presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari; Il manufatto, raffigurante una Dea Madre risalente stilisticamente al paleolitico superiore, è alto circa 14 cm, è stato realizzato con pietra basaltica locale. La città vanta importanti vestigia del passato, in una delle zone con la più alta concentrazione di testimonianze nuragiche, con vari siti archeologici tra i più importanti della Sardegna, situati in varie località attigue al centro abitato, tra cui spicca il sito di Tamuli, con una tomba di giganti contraddistinta da sei betili a forma di cono.
EPOCA ROMANA
Restano nel territorio importanti resti della viabilità romana, con un bel tratto di massicciata in località ”Sa Tanca de Melchiorre Murenu”, non lontano dalla zona industriale di Tossilo, fino a pochi decenni fa, erano visibili dei miliari romani vicino all’ingresso della chiesa di San Pantaleo ed un altro tratto di massicciata nel quartiere di Santa Maria, a breve distanza dal cimitero comunale.
EPOCA MEDIOEVALE
Nel medioevo, Macomer denominata Villa/Bidda de Macumeli/Macumeri/Macumerio, era un villaggio ubicato nella zona del quartiere di Santa Maria, della Chiesa della Madonna d’Itria e del Nuraghe ”Sa Corte”, facente parte della Curatoria del Marghine (unità amministrativa paragonabile alle odierne province, di cui forse fu anche il capoluogo) del Giudicato (o Regno) di Torres (o Logudoro) almeno fino al 1272.
Con la fine del Giudicato Turritano, Macomer ed il Marghine, furono inglobati come territori extragiudicali nel Giudicato d’Arborea. A quest’epoca risalgono le prime notizie sul Castello, che doveva però essere ben separato e distinto dalla ”villa” medievale.
Nel 1388 presso la chiesa di San Nicola di Macomer (che probabilmente era la chiesa oggi denominata Santa Maria de su Succursu), i suoi rappresentanti sottoscrissero, insieme a quelli del Marghine, la pace tra il Regno di Sardegna (regnato da Giovanni I d’Aragona ”il Cacciatore” ed il Giudicato d’Arborea, governato dalla reggente Eleonora d’Arborea).
Dopo il 1410 la roccaforte del castello, venne rafforzata dal neogiudice d’Arborea Guglielmo di Narbona (nipote di Eleonora). Nel 1421, in seguito alla sconfitta del Regno d’Arborea, la villa di Macomer con il Marghine furono infeudati a Bernardo Centelles e nel 1439 Francesco Gilabert, che però vendette la villa, il castello e la curatoria al Marchese d’Oristano Salvatore Cubello, che incluse i nuovi possedimenti nel Marchesato d’Oristano a partire dal 1463.
In seguito all’estinzione dei Cubello, il feudo passò a Leonardo Alagon (nipote per parte materna dei Cubello) a cui fu confiscato nel 1477 per fellonia.
Il 19 maggio 1478, nelle località ”Campu Castigadu” e ”Tossilo” vi si svolse la storica battaglia tra i Sardi condotti dal Marchese di Oristano Leonardo Alagon (discendente per via materna dai Cubello e dagli Arborea) e gli Aragonesi, comandati dal Vicerè Nicolò Carroz d’Arborea, che pose fine ai sogni d’indipendenza della Sardegna. L’Alagon fu sconfitto, l’esercito sardo, diviso in due tronconi fu distrutto in parte a Campu Castigadu, in parte nella fuga verso Mulargia, nei pressi del Nuraghe Santa Barbara (vedere le pubblicazioni di Kalby e di Mirella Scarpa Senes, per approndire). L’Alagon riuscì a fuggire a Bosa e ad imbarcarsi, ma fu fatto prigioniero dal capitano della nave e fu costretto a passare il resto della sua vita in carcere. I suoi beni, furono confiscati e da allora fecero parte del Demanio Regio.
EPOCA MODERNA
Dal 1767, nell’ambito del Regno di Sardegna, fu capoluogo del Marchesato del Marghine.
In seguito ritornò ai Centelles e fece parte degli Stati d’Oliva fino al riscatto dei feudi nel 1843. Dal 1859 fu capoluogo del Mandamento del Marghine, inserito nella Provincia di Cùglieri; dal 1927 fa parte della Provincia di Nùoro. Ha fatto parte della Comunità Montana del Marghine- Planargia e dal 2009 fa parte dell’Unione dei Comuni del Màrghine.
LE CHIESE
Nel suo territorio sono segnalate numerose chiese urbane e campestri molte delle quali oggi non più esistenti: Sant’Antonio del Monte, Santa Croce, San Pantaleone, Vergine d’Itria, Vergine del Soccorso (restaurata), a cui vanno aggiunte quelle nuove di San Francesco, Regina delle Missioni, Maria Ausiliatrice. Le chiese distrutte o abbandonate sono invece quelle di Sant’Antioco (urbana), San Giorgio, Santa Barbara e La Maddalena.
Foto di Keraunos92