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Localizzazione

Stato: Italia
Regione: SARDEGNA
Provincia: Nuoro

Territorio

Nome in dialetto: Gàiru
Altitudine: 670.00 m s.l.m.
Superficie: 77.49 km2
Abitanti: 1604

Altre informazioni

Nome Abitanti: Gairesi (gairesus)
Patrono: Sant'Elena Imperatrice il Pentecoste
Prefisso: 0782

Contatti

Email Comune: [email protected]
Telefono Comune: 0782760001

Stemma

Gonfalone

Descrizione

Il centro abitato di Gairo Sant'Elena e la sua suggestiva frazione di Gairo Taquisara (per un totale di 1604 abitanti alla data del 31 dicembre 2008), si trovano nella parte centro orientale dell'isola, tra i 650 e gli 800 metri di quota, a dominare la particolare vallata del rio Pardu.

Il Comune di Gairo fà parte della provincia dell'Ogliatra. Ha di territorio complessivo di 82,20 Km2.

Non è vero che Gairo deve il suo nome alla precaria condizione idro-geologica di parte del suo territorio, bensì prende origine dalla trasformazione del nome della città dei Galilenses, Galilium, i quali anticamente risiedevano nella zona ed è citata anche nella storia di San Giorgio Vescovo.

Dopo le eccezionali piogge del 1951 e 1953 infatti, il vecchio abitato venne abbandonato a causa dei pericolosi smottamenti che lesionavano i fabbricati e ricostruito più a monte, per iniziativa statale, col nome di Gairo S.Elena.

La Gairo Vecchia oggi si presenta come un affascinante villaggio ''fantasma'' dove gli elementi tipologici di una architettura spontanea e tradizionale sono tuttora leggibili ed apprezzabili.

Lungo il tracciato ferroviario delle Ferrovie della Sardegna, la stazione di Gairo Scalo (Taquisara) raccoglie attorno a se le poche case dell'omonima frazione. Molto suggestivo l'ambiente circostante ricco di boschi e di ''tacchi'' calcarei tra cui spicca il monumento naturale di ''Perda ‘e Liana'', maestoso monte la cui singolare mole, con i suoi 1237 mt., domina una vasta area del Gennargentu.
Notevole la presenza di monumenti di età prenuragica e nuragica tra cui si segnalano i villaggi di ''Is Tostoinus'' e ''Perdu Isu''.

La Marina di Gairo, sulla costa a sud di Barisardo e Cardedu, conserva spiagge incantevoli e poco frequentate, ideali per chi ama vacanze tranquille.

Gairo è raggiungibile da Arbatax tramite la SS 198 per Seui in 34 Km, da Nuoro tramite la nuova arteria a scorrimento veloce che passa quasi parallela alla vecchia SS 389 in meno di 80 Km; da Cagliari con la SS 125 si arriva a Gairo in circa 135 Km. Inoltre, nella frazione di Gairo Taquisara fa scalo il famoso Trenino Verde che, attraverso un percorso tortuoso, ma tra i più selvaggi e suggestivi, si snoda nell'interno dell'isola e la collega con Cagliari e Tortolì.

Il territorio confina a Nord-Ovest con Arzana, a Nord-Est con Arzana, Lanusei e Bari Sardo, ad Est col mar Tirreno a Sud con Cardedu, a Sud-Ovest, nell'ordine, con Tertenia, Osini, Jerzu, ancora con Osini e Jerzu, nuovamente con Osini, Ussassai e, infine, Seui che chiude il perimetro dei confini.

Gairo Vecchio

Fra i centri storici merita certamente menzione il paese di Gairo Vecchio che ormai è divenuto un'attrazione turistica non indifferente (per l'evoluzione dei fatti che lo trasformarono in ciò che è oggi, vedi la sezione storica del presente documento). Questo Vecchio Centro, oramai disabitato dal 1963, è un importante esempio di archeologia riguardante gli insediamenti abitativi della Sardegna Centro Orientale.

Il centro di Gairo Vecchio è situato sul pendio Destro del Monte Trunconi, sovrasta l'argine sinistro del Rio Pardu a circa 520 m s.l.m. e a poco più di 2 Km di distanza dal nuovo centro di Gairo Sant'Elena che si trova più a monte.
Addentrandosi nel vecchio borgo si nota immediatamente la tecnica costruttiva delle stradine e dei vicoli intorno ai quali si sviluppava: in parte le vie erano carrabili, in particolar modo le principali, ed in larga misura a carattere pedonale. Il fondo stradale era costituito prevalentemente da terra battuta o selciato ed i dislivelli esistenti tra le vie, conseguenza diretta dell'ubicazione montana del centro, vengono superati grazie alla realizzazione di scale o viottoli pedonali o mulattiere.

I materiali usati per la realizzazione del selciato e delle scale così come anche le case, sono prevalentemente costituiti da granito, scisto e altre rocce locali mentre come legante si usava prevalentemente fango oppure malta di calce e sabbia, vecchio retaggio di ancestrali tecniche costruttive. La calce per la realizzazione della malta usata come legante nelle costruzioni era prodotta in un forno di calce appositamente costruito in località Taquisara, dove oggi sorge l'omonimo paese, frazione di Gairo. Tale forno è rimasto attivo fino ad oltre la metà del Ventesimo secolo.

In tempi recenti si è provveduto ad asfaltare la via centrale del Vecchio Borgo in conseguenza dell'importanza che questa aveva come collegamento con le campagne circostanti.
Si può rilevare, inoltre, che a differenza di altri centri abitati, nel Vecchio Borgo di Gairo Vecchio non esiste una tipologia edilizia distinta per lotto od isolato ma in ogni isolato si trovano case assai diverse tra loro: il pastore aveva la propria casa vicina a quella del contadino, del mezzadro o del commerciante o dell'artigiano o, ancora, del proprietario terriero. Quindi non è mai sorta distinzione fra nuclei urbani ben definiti di tipo signorile e nuclei urbani poveri, forse conseguenza del fatto che la gente si sentiva parte di un'unica comunità a prescindere dalla propria agiatezza economica.
Giacché l'abitato si estendeva in un territorio impervio e con un pendio accentuato, la costruzione delle case si sviluppava spesso in due terrazzamenti ed in genere venivano ubicate tra due strade, una a monte ed una a valle della costruzione.

La casa tipica era costituita dalla cucina “sa cogina”, dalla camera da letto “sa domu de lettu” e dal soffitto “s'istassu”. Dalla strada si entrava immediatamente nella cucina, da questa, con una rampa di scale si saliva nella camera da letto dalla quale, salendo un'altra scala spesso a pioli, si accedeva al soffitto che la sovrastava. Dietro il soffitto, spesso, c'era “s'errili”, in cui si scaricavano le acque del tetto e in cui ci si recava per i bisogni fisiologici, in quanto mancavano i servizi igienici come li conosciamo oggi. Se mancava “s'errili” il bagno comune era nel ruscello nella periferia a valle del paese. Il soffitto aveva comunemente il tetto molto basso sotto il quale si stava in piedi a stento, aveva una finestra che dava sul tetto della cucina e serviva per camera da letto delle figlie e per ripostiglio delle provviste.

La cucina era la sede del lavoro diurno delle donne di casa e il dormitorio dei ragazzi, oltre che del maiale, che stava sotto il forno situato in un angolo, delle galline, che dormivano appollaiate sul forno medesimo, e dell'asinello che di notte veniva legato alla mola situata nell'angolo opposto a quello del forno. Non di rado dormiva in cucina anche la capra che dava il latte per la colazione della famiglia. I ragazzi dormivano su stuoie al centro della stanza con i piedi rivolti verso il focolare nel quale d'inverno restava il fuoco continuamente acceso, senza pericolo d'intossicazione dovuta alle esalazioni: i gas ed il fumo, infatti, se n'andavano attraverso le tegole del tetto che frequentemente non erano cementate ma solo poggiate e appesantite da grosse pietre, affinché non fossero portate via dal vento.

Avvolte veniva costruito anche “su sutta” cioè un altro ambiente che stava sotto il livello del terreno e che veniva usato, anche questo, come magazzino delle provviste e come cantina familiare.
Era molto diffuso l'arco più che l'architrave nelle porte e nelle finestre con la struttura realizzata in pietra adeguatamente squadrata o mattoni pieni intonacati con malta di calce e sabbia. Il tutto spesso adornato da archi realizzati in ferro battuto. I solai intermedi erano realizzati spesso con travi di legno appoggiate sui muri portanti più il tavolato per il pavimento.


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