Questa tomba patrizia del I secolo d.C. prende il nome dall’emblema raffigurante due serpenti incrociati scolpiti sul frontone, simboleggianti la fedeltà di Atilia Pomptilla rivoltasi agli dei per offrire la propria vita in cambio della guarigione del marito Cassio Filippo gravemente malato. La tomba, poco significativa da un punto di vista architettonico, presenta tuttavia iscrizioni di grande
interesse in latino e greco, nelle quali sono riportate le preghiere di Atilia, esaudite dagli dei, e la tristezza di Cassio Filippo, desideroso di ricongiungere la sua anima a quella dell’amata.
Iscrizione della grotta della vipera “Che le tue ceneri, o Pomptilla, fecondate dalla rugiada, si trasformino in gigli e in verde fogliame entro al quale brille ranno la rosa, il profumato zafferano, e l'imperituro amaranto. Possa tu apparire ai nostri occhi come il fiore della bianca primula, cosicché all'uguale dei narcisi e dei giacinti, sia oggetto di eterne lacrime e ricordi il tuo nome alle future generazioni. Quando Filippo sentiva già la sua anima abbandonare la spoglia mortale, e che già le sue labbra si appressavano alle acque del Lete, tu ti sacrificasti, o Pomptilla, per uno sposo spirante, e riscattasti la sua vita al prezzo della tua morte. Così un Dio ha rotto una sì dolce unione; ma se Pomptilla si è sacrificata per riscattare la vita di uno sposo adorato, Filippo rimpiangendo una vita conservata a così caro prezzo, domanda ardentemente agli Dei di poter riunire al più presto la sua anima a quella della più tenera delle spose”