Dal portale barocco e interno a pianta ottagonale con cappelle radiali.
Probabilmente edificata su una chiesa di origine pisana, fu consacrata nel 1723; conserva alcuni importanti dipinti, tra i quali una pala del ’500 raffigurante la Madonna d’Itria, attribuita a Ursino Bonocore, cinque tele (in sagrestia) attribuite a Giacomo Altomonte, e una singolare scultura lignea policroma, raffigurante S. Antonio abate, di incerta datazione; altri dipinti sono custoditi nella sala dell’arciconfraternita.
Fino alla prima metà dell’Ottocento la chiesa era annessa al vecchio ospedale, ora scomparso, della cui presenza rimane testimonianza nel nome della strada coperta (via Ospedale) che scende a sinistra; percorrendola si incontra l’originario ingresso che si apriva lungo il lato minore della chiesa di S. Sepolcro, sostituito poi da un prospetto moderno affacciato sull’adiacente piazza, un tempo area cemeteriale annessa alla chiesa.
Nell’impianto planimetrico della chiesa, si riconoscono le due fasi costruttive dell’edificio, inizialmente fondato sii modelli gotico-catalani (unica aula rettangolare con «capilla mayor»), successivamente ampliato con la grande cappella barocca che si apre nella navata a sin.; l’ambiente, edificato intorno al 1686 dal viceré Lopez de Ayala, a pianta ottagonale e copertura a cupola, è adorno di un altare dorato tra i più complessi delle chiese sarde.